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giovedì 29 ottobre 2009

Missione Pianeta Verde - Art. 15

Per l’articolo di oggi ripropongo un articolo pubblicato l’11 maggio 2007 da PeaceReporter intitolato “Chiquita in cerca di riscatto”, che spiega egregiamente i rapporti tra la multinazionale americana delle banane e i paramilitari colombiani.

Chiquita in cerca di riscatto


La multinazionale dal bollino blu spiega perché ha pagato 1.700.000 dollari ai paramilitari colombiani.

“Chiquita Brand, la multinazionale statunitense delle banane 'dieci e lode', ha pagato oltre 1.700.000 dollari ai paramilitari dell'Autodifesa Unita della Colombia, il gruppo di estrema destra fondato da Salvatore Mancuso, il re del narcotraffico. Lo hanno ammesso i suoi rappresentanti davanti al Tribunale federale di Washington, che l'ha condannata a una pena pecuniaria di 25 milioni di dollari”. Così cominciava l'articolo di PeaceReporter su quanto accaduto in Colombia all'azienda Usa, con sedi in tutto il mondo e campi coltivati nei paesi più fertili. Ma a spiegarci perché una potenza economica che dà lavoro a 26 mila persone abbia dovuto cedere ai ricatti di paramilitari pronti a tutto, è direttamente il vice presidente dell'area Sud Europa della Chiquita Brand, Paolo Prudenziati.

Mea culpa. "Innanzitutto i pagamenti di Chiquita ai gruppi paramilitari in Colombia, in quel periodo di grande violenza e insicurezza, avevano un unico scopo: proteggere la vita dei nostri lavoratori, in una fase in cui rapine e omicidi erano frequenti e in un contesto in cui le autorità governative non erano in grado di garantire sicurezza e protezione – spiega Prudenziati a PeaceReporter - Chiquita ha volontariamente rivelato questa situazione al Dipartimento di Giustizia nel 2003, subito dopo che i vertici dell’azienda avevano preso atto che lo Statuto Americano era cambiato, decretando che ogni pagamento ad organizzazioni simili, da quel momento in poi, avrebbe costituito un reato. A nostra conoscenza, Chiquita è l’unica azienda ad avere dichiarato volontariamente questa circostanza al Dipartimento”.

Indagini. Chiquita ha raggiunto un accordo con il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America, in relazione ai pagamenti a organizzazioni paramilitari operanti in Colombia, effettuati dalla ex società controllata da Chiquita, “Banadex”. Sulla base del patteggiamento, Chiquita pagherà in cinque anni una multa di 25 milioni di dollari, essendosi dichiarata colpevole di avere violato la legge degli Stati Uniti per avere effettuato, dal 2001 al 2004, pagamenti a entità affiliate con l’organizzazione “Autodefensas Unidas de Colombia” (AUC). Questa vicenda è stata oggetto d’indagine del Dipartimento di Giustizia, con la totale collaborazione di Chiquita, dopo che la stessa azienda ha volontariamente riferito sulla situazione nel 2003”.

I fatti. A testimonianza della gravità della situazione che la Colombia sta attraversando negli ultimi decenni, quale teatro di una guerra interna fra paramilitari reazionari (Autodifesa unita della Colombia, Auc) e guerriglieri rivoluzionari ispirati ai principi del marxismo (Forze armate rivoluzionarie della Colombia, Farc, ed Esercito di liberazione nazionale, Eln), che coinvolge senza distinzione civili e aziende in un gioco losco di ricatti e narcotraffico, Prudenzati fa riferimento al report del Dipartimento di Giustizia, di cui riporta la seguente significativa affermazione: “Castaño (leader delle Auc) ha inviato un messaggio in cui senza dirlo esplicitamente, faceva chiaramente intendere che il mancato pagamento avrebbe determinato danni fisici per il personale e le proprietà della Banadex”.

“Senza volere menzionare esplicitamente altre situazioni – spiega il responsabile di Chiquita - va ricordato che molte altre compagnie straniere hanno dovuto adottare misure straordinarie per proteggere i propri lavoratori, inclusa la sottomissione alle estorsioni e ciò a causa della gravità delle minacce alla sicurezza dei propri dipendenti”.

La vendita. Una situazione che ha costretto la multinazionale a lasciare il paese. “Nel 2004 – prosegue Paolo Prudenziati - Chiquita ha venduto le proprie terre, con una perdita sostanziale, allo scopo di districarsi da questo dilemma etico e legale. Le condizioni della vendita di queste terre sono state l’esito di un accordo con l’Unione globale dei sindacati dei lavoratori nel settore alimentare e delle banane, Iuf e Colsiba”. A comprare i terreni è stato Banacol, che ha accettato tutti i punti dell'accordo imposto da Chiquita, ossia mantenere i contratti collettivi negoziati fra Chiquita e il sindacato Sintrainagrom, che a sua volta dovrà continuare a essere rappresentativo per i lavoratori, e rispettare le certificazioni sulla sicurezza del ciboottenute da Chiquita. “Termini – tiene a precisare il portavoce - che sono stati correttamente implementati dai nuovi proprietari”.

Traffico di armi. “In alcuni recenti articoli – continua il vice presidente dell'area Sud Europa della multinazionale - la stampa ha parlato piuttosto impropriamente di implicazioni di Chiquita in un'illegale importazione di armi da parte del gruppo AUC nel 2001. Questo episodio è stato oggetto di approfondite indagini da parte del governo colombiano e delle autorità internazionali, inclusa l’Oas (Organization of American States). Le indagini non hanno evidenziato alcuna condotta illegale o malefatta da parte dell’azienda o dei suoi dipendenti. Un impiegato della Banadex è stato detenuto per un breve periodo, ma dopo un’approfondita indagine effettuata dal Procuratore generale colombiano, è stato rilasciato e completamente esonerato. Il governo di Bogotá, alla fine, ha messo sotto accusa quattro uffici doganali. Subito dopo avere appreso dell’incidente, Chiquita e Banadex hanno volontariamente deciso di non accettare più navi da carico per conto di terzi. Nessuna autorità legale ha ordinato o suggerito questo cambiamento”. Da quel momento fino alla vendita di Banadex, la Chiquita riferisce che l’azienda ha accettato solo navi da carico di sua proprietà o sotto la propria diretta gestione. Secondo la documentazione prodotta dall’Oas e dal Procuratore Generale colombiano, “non esiste nessun presupposto per queste erronee affermazioni”.

Il 7 giugno 2007 i familiari delle vittime dei paramilitari depositarono un ricorso di un miliardo di dollari contro la Chiquita. La denuncia è a nome di 144 persone che hanno avuto familiari uccisi dai gruppi di estrema destra tra il 1997 e il 2004, anni in cui la multinazionale ha fornito appoggi a questi gruppi.

Si tratta di un ricorso civile, in quanto la Chiquita aveva pagato precedentamente 25 milioni di multe al governo americano, senza aver però minimamente considerato un risarcimento alle famiglie colombiane. La multinazionale infatti aveva reclutato i paramilitari per garantire la propria sicurazza, consapevole che tra le attività dei paramilitari gli assassinii sono numerosi: ciò equivale ad appoggiare un gruppo armato fuori legge.

La cause è un’azione dimostrativa più che altro, perchè i paramilitari hanno ucciso negli ultimi 10 anni 10.000 persone, l’equivalente di tre volte le vittime dell’attacco alle Torri Gemelle.

Inutile dire che ho smesso di mangiare banane Chiquita, non solo per la semplice idea di boicottare una delle innumerevoli multinazionali con traffici illegali o poco rispetto dei diritti umani; ma perchè dopo aver incontrato alcuni familiari delle vittime dei paramilitari, sentito le storie, condiviso le loro paure ed il loro dolore mi sembra semplicemente rispettoso nei confronti di 10.000 persone assassinate e, soprattutto, di chi ancora li piange.

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