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domenica 4 ottobre 2009

Il Pianto ed il Riso – art. 6

L’origine quindi dei diritti e doveri e strettamente legata all’appartenenza spirituale?

Si, principalmente è così.Qui la Stato è pressoché assente.Gli abitanti di queste zone periferiche soggiacciono alle leggi statali solo teoricamente perché lo Stato interviene solo in circostanze molto gravi ed eccezionali. Se una persona proveniente da questa zona compie, ad esempio, un reato molto grave, le forze dell’ordine hanno diritto a ricercarlo anche in questi villaggi. La ricerca però avverrebbedopo una richiesta di permesso ai capi villaggi o alle guide spirituali. Questa è una prassi molto importante che indica il rispetto che le stesse autorità hanno per le guide locali. L’unica relazione diretta con lo Stato è la tassa obbligatoria di cittadinanza di 900 FCFA a persona. Noi in realtà, paghiamo delle tasse per dei servizi che abbiamo creato autonomamente per incapacità dello Stato.

La coesistenza di questi ordini giuridici diversi non crea contrapposizioni politiche e in ultima istanza conflitti di giurisdizione?

È vero, il problema esiste ma solo teoricamente.

Nella pratica di vita i principi fondanti musulmani el’etica murid vengono rispettati dall’autorità e ne influenzano molto la condotta. Sin dal momento della nomina delle figure politiche di governo si verifica la compatibilità con il contesto culturale e religioso in cui andrà ad operare. Gli insegnamenti di Bamba, qui sono molto radicati ma questo non crea problemi perché essi indicano regole di ordine sociale pacifico e fraterno in funzione dell’operosità e del lavoro per gli altri. Per questo si dice che i murid sono il Senegal che lavoro ed infatti molto spesso sono le stesse autorità a trarre vantaggio dall’etica murid.

Come può coordinarsi però l’impostazione liberale del diritto senegalese formale, di stampo francese, con l’ autogoverno delle zone periferiche? Ad esempio, il problema della proprietà è molto discusso in sede dottrinale. La soluzione trovata con il domaine nationale non si scontra con la tradizione e la pratica diffusa?

Qui la terra appartiene tutta al villaggio, all’insieme degli abitanti, non allo Stato. Nessuno può venire qui per comprare un appezzamento di terra diviso in parcelle senza il consenso della comunità locale.La comunità rurale è responsabile della ripartizione delle terre solamente per quanto riguarda il catasto, svolge quindi solamente un servizio di consulenza pratica. Solamente nei casi di forza maggiore relativi ad esigenze pubbliche, solo allora il villaggio è tenuto a cedere il terreno allo Stato. In ogni caso v’è sempre una mediazione, un accordo tra stato e comunità locale. Le terre sono divise in parcelle (25x20 m), quattro parcelle formano un lotto (50x40m) e la comunità rurale garantisce questa ripartizione per assicurare lapossibilità di creare strade senza dividere in ulteriori appezzamenti. La terra è un valore sacro per noi perciò nonostante questi passaggi formali la sostanza non cambia perché non esiste speculazione sulla compravendita, che è comunque sempre mediata dai capi villaggi. La terra ha, quindi un valore economico simbolico standard: 5000 FCFA per parcella.

Che rapporto ha N’dem con lo sviluppo tecnologico? Non avete il timore che la corrente elettrica e le comodità che da essa derivano possano cambiare il rapporto con la natura? Energia elettrica significa anche televisione, computer e internet, questo possibile contatto con la ricchezza dello standard di vita europeo non vi preoccupa?

In generale lo sviluppo tecnologico è positivo. Il mio lavoro di relazione con i partner stranieri avviene in modo molto semplificato grazie ad Internet e non è pensabile rinunciarvi anche pensando alle difficoltà di spostamento nel nostro territorio. L’energia elettrica ha portato ulteriore sviluppo alle nostre attività che prima dipendevano da generatori a combustibile. Grazie alla elettricità si è semplificata quindi anche la vita degli uffici. Per il Bioterre, inoltre, ha significato incremento della produzione perché il lavoro manuale è stato velocizzato dalle macchine. È chiaro che con la diffusione della corrente elettrica prima o dopo arriveranno anche i televisori ma questo appartiene alle trasformazioni della nostra epoca. Noi cerchiamo di mantenere una linea di coerenza con i nostri principi anche nello sviluppo, valutando passo per passo le scelte più opportune. Ad esempio, abbiamo ricevuto numerose proposte per far entrare N’dem nei circuiti del turismo che ci avrebbero certamente portato guadagni facili. Abbiamo, però, sempre rifiutato perché sappiamo gli effetti del turismo classico sulle popolazioni senegalesi. Già ora N’dem è aperto a tutti ma i visitatori che vengono qui ora sono pronti a conformarsi alle regole sociali e allo spirito di questi luoghi. Non si tratta, infatti, di turisti ma di persone che con la loro esperienza e il loro lavoro potranno essere, in futuro, utili al progetto di sviluppo di N’dem. In conclusione esiste certamente un rischio nello sviluppo tecnologico ma appartiene ai rischi del futuro e della vita.

N’dem rappresenta una realtà molto importante che può fungere da modello di autosviluppo locale. Esiste la consapevolezza politica di avere creato ad una alternativa solida allo sviluppo capitalista tradizionale? C’è una volontà già in origine di creare una risposta alternativa di sviluppo?

Il progetto di sviluppo dei villaggi di N’dem è nato spontaneamente dalla esperienza di vita. Non vi sono teorie politiche o ideologica alla base, si può tuttavia affermare il grande ruolo dalla spiritualità nel creare questo modello di sviluppo sostenibile nei valori sociali e comunitari. È sicuramente un sistema diverso perché è fondato sull’uguaglianza e giustizia sociale. Vige la piena libertà politica e per le elezioni presidenziali ognuno può compiere le proprie scelte, ma noi del Dhara non votiamo. Tutto ciò che appartiene alla politica, infatti, ci è estraneo e distante. Per nostra volontà abbiamo sempre evitato di chiedere aiuti e contributi per lo sviluppo del nostro progetto. Forse ora è possibile comprendere meglio il motivo per cui il ruolo e l’influenza dello Stato sono molto marginali.

È possibile ipotizzare la riproposizione di questo modello in altre realtà geografiche?

Quali difficoltà e problemi potrebbero sorgere?

Credo sia possibile ricreare il progetto di sviluppo autonomo basandosi su principi di equità e giustizia sociale. Ad esempio, nell’economia sociale, anche occidentale, vi sono regole sociali e comunitarie di base analoghe ai principi spirituali bay-fall. Certo è che la spiritualità rafforza molto questi valori che divengono così ancora più concreti. La nostra speranza è che l’esperienza di N’dem possa essere una guida per lo sviluppo di altre regioni del

Senegal dove deserto e povertà sfidano la sopravvivenza dell’uomo

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