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giovedì 16 dicembre 2010

Ma i veri politici dove sono?

Nella nave ideologica, ancor prima che politica, che affonda sotto i colpi delle ipocrisie etico-morali di non pochi esponenti del Palazzo, le domande da farsi non sono : " Chi arriverà dopo?"; " Berlusconi rimarrà o verrà sfiduciato? "; " Elezioni anticipate? " , bensi bisognerebbe forse porsi l'interrogativo del percorso che sta affanosamente percorrendo la politica italiana e comprendere le sue cause.
In Italia non c'è politica. In Italia esistono soltanto palazzinari qualunque, uomini che arrivano dal mondo dell'economia e della giustizia a fare politica.
Il grosso guaio della politica è quello di essere un po' come il calcio. Ne parlano tutti, si sentono tutti sommi intenditori, ma pochi ne studiano i reali processi e ne sanno realmente analizzare le dinamiche.
E allora la domanda dovrebbe essere: " Perché stupirsi di una deriva sociale cosi grave se i veri esperti politici non stanno dove dovrebbero stare?" , e ancora : " Perché stupirsi che uomini che non c'entrano nulla con la politica si facciano allegramente gli affari loro e abbiano davvero poco interesse verso il bene comune? "
Credeva forse Platone che potessero diventare tutti filosofi? Niente affatto.
Credeva ve ne fossero pochi in grado di esserlo e questa minoranza doveva portare il proprio sapere a favore di una moltitudine ancora stolta.
In parole meno anacronistiche e più attuali si potrebbe affermare che dovrebbero essere esperti politici a proporre gli itinerari sui quali marciare per il miglioramento del paese, e non viscidi uomini d'affari che non pensano ad altro che al profumo dei soldi.
Ma oltre alle capacità meramente tecniche , non vi è un profondo problema etico-morale?
Non vi è forse , in mezzo a tutto questo teatro tragicamente scadente, l'esigenza di pensare che si debba essere attenti soprattutto al bene comune?
E , di conseguenza, non sarebbe utile cercare ,ancor prima della giustizia , delle valide motivazioni etico-morali per inserire chicchessia nel gioco politico?
La legge ha il potere unico ed esclusivo di sanzionare in modo giuridicamente rilevante le persone che compongono le relazioni sociali.
Ma , fuori da questo contesto normativo e giuridico, non c'è forse la necessità di dare delle valutazioni morali alle persone?
Se partissimo dall'assunto appena esposto, si ha il diritto di indignarsi per la classe politica pietosamente fiorita sotto i campi putridi della menzogna e del losco compromesso?
E si ha, tra l'altro, il dovere morale di ribellarsi per ottenere una "pulizia" che dovrebbe essere dettata dal senso dello Stato e il senso del bene comune?
Ci sono momenti in cui manifestare il proprio dissenso non è più un semplice diritto dell'uomo, ma deve diventare un dovere che cresce interiormente per poi eruttare con forza e con passione.
In definitiva, ciò che volevo esporre in questo articolo era che esistono due ordini di problemi:
1) Non ci sono tecnicamente le persone che dovrebbero presiedere le cariche politiche. La facoltà di Scienze Politiche in Italia viene considerata una facoltà da Scienza delle merendine e i suoi laureati sono sia disoccupati sia in giro per il mondo a fare tutt'altro.
2) Dovrebbe esistere un senso di moralità ed eticità che imponesse a chi fa politica di agire in modo giusto e per il bene comune. E qualora non lo faccia, diventa DOVERE morale ed etico del cittadino esprimere tutta la sua frustrazione e il suo rifiuto di una politica priva di ideali e piena di menzogne e ipocrisie.

Il sistema politico funziona se garantisce il confronto equo e paritario delle idee contrapposte .
Il sistema politico non funziona se ciò suddetto non viene garantito.
Non è quindi propriamente un problema di avere o non avere idee da proporre, è un problema che arriva prima, e cioè la questione di avere la possibilità reale e concreta di poter proporre ciò che si vuole, senza per forza cadere in facili dibattiti da bar.

domenica 6 giugno 2010

Sudamerica es pasion - Art. 15

Il candidato del partito verde per le presidenziali, Antanas Mockus, ha perso il primo turno.
E' in netto vantaggio invece il candidato uribista, Juan Manuel Santos, ex ministro della Difesa.

Ecco un articolo pubblicato da peacereporter il 31 maggio:
http://it.peacereporter.net/articolo/22210/Colombia,+l%27uribista+Santos+sfiora+la+vittoria+al+primo+turno.+Mockus+al+22+percento

Juan Manuel Santos sfiora la vittoria al primo turno, staccando Mockus, suo diretto avversario, di oltre venti punti

Era già tutto previsto. O quasi. La Colombia dovrà tornare alle urne per una segunda vuelta che decreti il nome del prossimo presidente. E quel nome sarà uno fra i due da sempre dati per favoriti: Juan Manuel Santos, erede di Alvaro Uribe, e Antanas Mockus, il filosofo visionario dei Verdi. Ma, se era prevedibile che Santos sarebbe riuscito ad accaparrarsi più voti del rivale, in pochi avrebbero creduto che riuscisse a sfiorare l'elezione al primo turno, staccando di ben 25 punti percentuali il due volte sindaco di Bogotà. Con un 47 percento, il ricco trasformista vicino a Uribe e da sempre in politica ha spiazzato i pronostici e lasciato Mockus al 22 percento delle preferenze. La differenza equivale a 3milioni e 637.823 voti. Subito dietro si piazzano Gustavo Petro, del Polo Democratico, e il reazionario Vargas Lleras, entrambi con il 10. Dell'affluenza alle urne in massa annunciata dai sondaggi, nemmeno l'ombra. Se i votanti sono aumentati dal 45 al 49 percento, resta grave che metà del Paese non abbia sentito il richiamo delle urne. Di 29milioni di cittadini iscritti, si sono presentati soltanto in 14milioni e 740.328. Scarsissima affluenza anche tra i colombiani residenti all'estero. Come di consueto, l'astensione ha rasentato l'80 percento. Di 415.118 cittadini abilitati a votare, lo hanno fatto solo in 83.253. Chissà se il ballottaggio potrà attirare i disillusi in ogni dove, che soli potrebbero cambiare una sorte ormai segnata.

A determinare la brusca frenata del professore filosofo dell'onda verde sono stati probabilmente i candidati minori, che hanno chiesto al proprio elettorato di non puntare al voto utile ma ‘al voto del cuore' per poi invece serrare le fila al secondo turno, che tutti hanno da sempre dato per scontato.
È evidente, comunque, che le grandi sconfitte di questa tornata elettorale siano comunque le inchieste, che da settimane tuonano un testa a testa all'ultimo voto fra il vecchio e il nuovo, fra il passato e il futuro, fra Santos e Mockus. Certo, il professore ha saputo regalare uno spiraglio di speranza in un Paese diverso, ha saputo riaccendere la campagna elettorale da decenni scontata e spompa, costringendo il designato alla successione uribista a cambiare persino strategia assumendo un nuovo ‘tutto fare' e dal losco passato che lo rilanciasse e parlasse ai giovani. Ma non ha raccolto quanto previsto.
La sua campagna è stata un fenomeno mondiale, universale nella sua impostazione filosofica, nella sua struttura, nel suo approccio. Tanto universale quanto quella di Obama, apprezzata e comprensibile al mondo intero. "Però - ha commentato un bogotano che lo ha votato - le sue dichiarazioni dell'ultima settimana lo hanno penalizzato. Non ha fatto che ripetere che è cattolico, che conserverà il programma di Uribe Familias en accion, che la sinistra ha espressioni vicine alla violenza e che le Farc devono avere paura di lui perché assaggeranno la sua mano dura. Ecco, è come se avesse scelto di mettersi sulla difensiva. In quei momenti non era il filosofo rinnovatore, ma un candidato che rispondeva all'agenda imposta dalla campagna di Santos. Quello che vogliono i cittadini che avevano visto in lui una speranza è che arrivi qualcuno con una visione originale e un'agenda solo sua".

Dal suo quartier generale, Mockus ha dichiarato: "Uribe a parlato negli ultimi tempi in ogni emittente 4 o 5 volte al giorno, facendo passare messaggi contro il candidato Verde, tanto che la missione degli osservatori internazionali ha precisato che gli unici problemi sono stati proprio le ingerenze indebite dei funzionari pubblici, primo fra tutti proprio il presidente". Ma precisiamo, al di là dei sondaggi pre elettorali in primis, questo 22 percento dei Verdi è comunque un ottimo risultato per un partito molto giovane in una Colombia così assuefatta a una classe dirigente che usa ogni metodo, non ultima la violenza, per restare al potere.

"I grandi sconfitti sono le aziende che fanno le inchieste - ha tuonato Vargas Lleras di Cambio Radical -, ci davano per ultimi fino alla scorsa settimana e siamo la terza forza nazionale". E questa pare una certezza.

Altra certezza è chi sia il grande vincitore di questa tornata elettorale: Juan Manuel Santos, a un passo dall'imporsi al primo turno. Politico di professione, esponente dell'oligarchia bogotana, membro di una famiglia che è la proprietaria di molti massa media, Santos è stato ministro in tutti gli ultimi governi, raggiungendo però l'apice della fama e delle critiche nell'ultimo mandato di Uribe, dove ha ricoperto il ruolo di ministro della Difesa. Autore dell'operazione Jaque, che liberò Ingrid Betancourt, è stato anche coinvolto nel tragico scandalo dei Falsos Positivos, più di 2000 civili uccisi dall'esercito e poi presentati come guerriglieri morti in combattimento. Un personaggio controverso e alquanto losco, degno discendente di Uribe, che promette alla Colombia di restare com'è per molto, molto tempo ancora. E che dà un calcio a ogni speranza. La sindrome colombiana ha colpito ancora.

sabato 29 maggio 2010

Sudamerica es pasion - Art. 14

Ecco un articolo sulle prossime elezioni presidenziali in Colombia, pubblicato su Il Post.

http://www.ilpost.it/2010/05/28/colombia-vincera-davvero-antanas-mockus/

Una campagna elettorale così in Colombia davvero non se l’aspettava nessuno. Fino a due mesi fa il quadro si riduceva alla convinzione che Uribe avrebbe di nuovo vinto al primo turno, come aveva fatto nel 2002 e nel 2006. La Corte Costituzionale invece ha deciso che non potrà ricandidarsi per una terza volta alla Presidenza della Repubblica, e con la fine dell’Uribismo si sono aperti scenari del tutto inaspettati.

Quello più sorprendente porta sicuramente il nome di Antanas Mockus, lo strampalato matematico e filosofo colombiano di 58 anni leader del microscopico Partito Verde. Nonostante abbia perso qualche punto nelle ultime settimane, i sondaggi lo danno a un solo punto di distanza da Juan Manuel Santos, il candidato espresso dal partito di Uribe (Partito U). Le elezioni si terranno domenica e a questo punto quasi sicuramente si andrà al ballottaggio del 20 giugno, dove secondo le ultime analisi Mockus potrebbe vincere davvero.

Figlio di immigrati lituani, la sua barba gli dà l’aria di un pastore baltico. È famoso per la sua onestà e intransigenza nei confronti della corruzione e della politica sporca. Eletto due volte sindaco della capitale Bogotà, ha sempre snobbato i partiti tradizionali. Ripete in continuazione che la vita e i fondi pubblici sono entrambi sacri e che il futuro della Colombia non si scriverà più con il sangue ma con il lapis.

Le sue trovate clownesche gli hanno guadagnato la fama di Cappellaio Matto: una volta, da sindaco di Bogotà, scese in strada travestito da un improbabile Superman in tuta gialla e mantello rosso che insegnava ai cittadini l’imprtanza del dialogo e del rispetto per gli altri. Un’altra volta si fece una doccia in diretta televisiva con la moglie per invitare i cittadini a consumare meno acqua. E quando insegnava alla Universidad Nacional, la più grande università pubblica del Paese, mostrò il sedere agli studenti che protestavano.

Eppure i numeri dicono che la sua politica è risucita davvero a trasformare Bogotà:

Il numero di omicidi si è dimezzato in nove anni, passando dai 3340 del 1995 ai 1558 del 2004. La sua campagna contro il possesso delle armi ha convinto più di 4.000 persone a rinunciare alle loro pistole in cambio di soldi o cibo. La sua politica fiscale è riuscita a tenere sotto controllo il budget della città, facendogli addirittura guadagnare la fama di neoliberale. Oggi punta da un lato sulla lotta contro il crimine – per rassicurare l’elettorato ancora fedele alla politica di Uribe – dall’altro ai temi di ambiente, istruzione e lotta alla povertà – per fare presa sull’elettorato più giovane. Se l’onda verde si è propagata così rapidamente infatti è anche merito di Twitter, Facebook e Youtube.

Secondo Newsweek l’aspetto ancora più sorprendente della popolarità di Mockus è il fatto che Santos non sia mai stato considerato davvero il favorito:

Dopo tutto, Santos è stato Ministro della Difesa del governo Uribe per tre anni e sotto la sua guida sono state condotte alcune delle operazioni più decisive della lotta contro le Farc, incluso quella che portò alla liberazione di Ingrid Betancourt e di altri 14 ostaggi. Non solo ha sconfitto una dei più sanguinosi gruppi armati dell’America Latina ma è riuscito a salvare la democrazia del Paese e ha posto le basi per la ripresa economica.

Da Paese rassegnato e convivere con la violenza la Colombia ha iniziato a sentirsi più sicura, capace di immaginare un futuro diverso. E forse proprio per questo ora i colombiani non si accontentano più di una politica centrata solo sulla sicurezza come quella di Santos. A questo si sono aggiunti poi gli scandali legati alla corruzione del governo Uribe degli ultimi anni: primo fra tutti quello dei cosiddetti “falsi positivi”, quando le forze di sicurezza uccisero deliberatamente alcuni campesinos e poi li vestirono con abiti da guerriglieri per poter far salire il numero di ribelli uccisi nella lotta alle Farc.

Lo scrittore colombiano Efraim Medina Reyes scrive su Internazionale che la Colombia non sentirà la mancanza di Uribe, definendolo un nanerottolo autoritario che nasconde il suo dispotismo dietro un sorriso inquietante e che fa battute di pessimo gusto:

Alla fine del suo governo Uribe lascia una scia di corruzione e un Paese sottomesso come non mai a quelle forze oscure che fanno dell’intimidazione la vera anima di una falsa democrazia. Gli sfollati continuano ad ammucchiarsi nelle periferie delle grandi città e la disoccupazione non dà tregua, facendo a sua volta aumentare la delinquenza. Il 9% di colombiani sentirà la mancanza di Uribe, insieme alla nostalgia per le vacanze protette da carri armati ed elicotteri, sinonimo di libertà e democrazia.

In un’intervista al Pais, Mockus ha ribadito che il suo programma di governo punta su legge, morale e cultura e che la lotta alle Farc deve essere combattuta secondo le regole della democrazia legalitaria e senza scorciatoie. E a chi lo accusa di essere un candidato troppo debole per la battaglia contro i gruppi armati risponde: “non sarò mai disposto a trattare con i guerriglieri in possesso di ostaggi”.

lunedì 17 maggio 2010

Questioni migranti - art. 13

Rimesse africane in calo

Vi sarebbe stato, nel 2009 e rispetto al 2008, un calo delle rimesse dall'Italia e verso l'Africa inviate dai migranti che si aggira intorno al 10%.

"Questo calo delle rimesse sarebbe dovuto, secondo agli esperti, non solo alla crisi economica che sta mettendo a dura prova i bilanci dei migranti, ma anche al fatto che per molti stranieri (pure africani) quella di vivere in Italia potrebbe rappresentare una scelta di lunga durata. E non c'è dunque la frenesia di mandare a casa una fetta cospicua del proprio reddito in vista di un ritorno affrettato al paese d'origine."

Ora a me sembra certamente verosimile l'ipotesi, purtroppo, che la crisi economica sia intervenuta energicamente a rallentare il flusso delle rimesse. D'altra parte dubito che proprio nel 2009 (e non nel 2008) molti migranti abbiano deciso di stabilirsi in Italia in un'ottica di lunga durata, nel periodo in cui tantissimi migranti hanno perso il lavoro e faticano più degli italiani a trovare altre soluzioni lavorative stabili (vedi anche questa ricerca della Fondazione Leone Moressa). D'altra parte il 2009, dal mio personale punto di vista, è stato caratterizzato da un aumento dei ritorni in patria (anche temporanei) di molti migranti che, a fronte della perdita del lavoro, percepivano come un costo troppo esoso rimanere nel nostro Paese.

venerdì 9 aprile 2010

Sudamerica es pasion - Art. 13

Violeta Parra è stata una cantante, poetessa e scrittrice cilena; nacque nel 1917 e morì siucida nel 1967. Faceva parte di una famiglia di artisti e poeti famosi in tutto il Cile.

Violeta si dedicò al recupero e alla diffusione della tradizione popolare cilena, dando alle sue canzoni un carattere di denuncia per le ingiustizie subite del popolo cileno.

Negli anni sessanta fondò il movimento culturale e musicale conosciuto come Nueva Canciòn, improntato al recupero e alla rielaborazione del folklore latinoamericano e all'utilizzo della musica come arma di lotta oltre che di impegno sociale e politico.

Dopo il suicidio di Violeta il movimento fu portato avanti da altri artisti come Vìctor Jara, il quale fu ucciso pochi giorni dopo il golpe di Pinochet nel settembre del 1973. Con l'inizio del regime militare il movimento smise di essere influente nella vita del paese: l'etichetta che pubblicava i dischi fu soppressa e molti degli artisti furono esiliati per anni.

La canzone Gracias a la vida, di cui ripropongo la prima strofa, è un delle ultime da lei scritta, oltre ad essere considerato il suo testamento spirituale.

Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me dió dos luceros, que cuando los abro
Perfecto distingo, lo negro del blanco
Y en el alto cielo, su fondo estrellado
Y en las multitudes, el hombre que yo amo.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato due stelle che quando le apro
perfetti distinguo il nero dal bianco,
e nell'alto cielo il suo sfondo stellato,
e tra le moltitudini l'uomo che amo.


http://www.youtube.com/watch?v=WyOJ-A5iv5I

Per chi fosse interessato: http://www.violetaparra.cl/

lunedì 15 marzo 2010

Giornalismo alla sbarra - Art.22

Albenga. In una delle scorse notti. Raid razzista ad una palazzina di immigrati. Otto "bulletti" italiani vanno ed appiccano il fuoco.

Nell'articolo della Repubblica tutti i particolari.

Ci sono tre punti importanti , a mio avviso, da valutare e da analizzare con cura:

1) Dov'è l'allarme sicurezza e , soprattutto, è dichiarato omogeneamente o meno?
2) Dov'è il rigore e l'ordine che predicano da tempo i potenti signori seduti su comode poltrone?
3) Dov'è la famiglia?

Affrontiamo un punto per volta:

1) Quando extracomunitari commettono atti unanimamente ritenuti ingiuriosi si alzano le voci degli italiani che temono per la propria incolumità, per il proprio benessere personale e per la propria sicurezza. Si alzano alti i proclami alla legge ordine, alla cacciata furibonda di questi immigrati deviati che non vengono a far altro che delinquere nel nostro splendido paese, cosi pacifico e soprattutto esemplare nella propria disciplina. Quando invece la situazione si capovolge ( ebbene si, succede anche questo ) ecco che l'allarme sicurezza sembra essere svanito e sopraggiungono commenti atti a minimizzare , a sostenere che son ragazzi poco maturi e coscienti che compiono queste nefandezze.

2) Insomma, la legge ordine e le voci implacabili che urlano alla violenza extracomunitaria quando succedono misfatti compiuti dagli stranieri piombano ora in un silenzio raccapricciante, un silenzio viziato, ingiusto. Come faceva notare qualche tempo fa il Corriere della Sera discutendo dell'antisemitismo, si sta affermando in questi anni una tendenza estremamente negativa che permette oramai a quasi tutti di prendere in giro in modo più o meno convinto e convincente gli ebrei. Volano battute ostili, non si risparmiano insulti gratuiti e le abitudini al disprezzo tornano di moda. Vicinissimi a questa dimensione sono di certo gli extracomunitari, e colpiti in particolare neri e maghrebini. E' quindi chiaro che le affermazioni di ufficiali di polizia e di politici piegati alle logiche del partito e delle proprie credenze risultano assolutamente non adeguate al clima costante che si respira in Italia. La criminalità straniera è ampiamente motivata da ragioni storiche, culturali e politiche ( la legge Bossi-Fini rende la vita facile ai delinquenti ; i delinquenti vengono da noi perchè conoscono i tempi morti della giustizia nostrana ; esiste la Mafia che può dare vari circuiti , soprattutto nella droga, ad eventuali richieste di extracomunitari; le culture europea e africana differiscono quasi in toto, e sostanzialmente atteggiamenti ritenuti provocatori nella nostra cultura possono rappresentare abitudini consolidate per loro . A questo proposito diventa importante educare e non punire) , mentre la violenza italiana sembrerebbe non voler essere spiegata con motivazioni serie e importanti, ma con semplici accuse individuali . Crediamo che il clima di intolleranza verso lo straniero profondamente presente nelle politiche di vari partiti legittimi atteggiamenti di questo tipo.

3) Ma in tutto ciò , la serenità e il rigore familiare dove sono finiti? Dov'è finita la condanna familiare da parte dei genitori verso i figli poco inclini ad un comportamento corretto ed esemplare? Dov'è finito l'impegno inderogabile nell'aiutare la propria prole in una crescita brillante, positiva, costruttiva e soprattutto rispettosa dei valori altrui? Dov'è finita la "legge del dialogo", quella pratica poco usata ormai, per far comprendere ai propri figli l'importanza dell'accettazione altrui. Le cause di tali degenerazioni sono sicuramente cause sociologiche non unicamente familiari e nemmeno politiche. E' certo, però, che questi due ambienti stiano rendendo la generazione odierna una stirpe di intolleranti, irrispettosi delle regole, non inclini alla relazione pacifica e soprattutto ad una educazione fragile e debilitata da continue campagne di odio.

Forse, invece di accusare Santoro , Travaglio, Annozero o ancora RaiTre di fomentare odio e di giustificare la violenza, dovremmo guardare bene attorno a noi e valutare con coerenza dove siano davvero gli slogan e i gesti totalmente non conformi ad un giusto comportamento.

Ad Annozero si limitano ad esigere che un Presidente del Consiglio si faccia processare. Siamo seri.

sabato 13 marzo 2010

Sudamerica es pasion - Art. 12

24 maggio 2008, 18 contadini indigeni sostenitori di Evo Morales e del governo centrale vengono umiliati, picchiati, insultati e costretti a gridare slogan contro il presidente.

Una cinquantina di indigeni erano arrivati a Sucre per assistere alla consegna di alcune ambulanze da parte del presidente alla comunità cittadina. La consegna però non fu mai effettuata: gruppi giovanili dell'opposizione iniziarono infatti a lanciare pietre e lacrimogeni contro la polizia, che abbandonò il posto senza reagire.

Alcuni indigeni sostenitori del MAS (il partito del presidente) furono quindi raggiunti, fatti inginocchiare e spogliare fino alla cintura dai gruppi dell'opposizione, obbligati a bruciare le loro bandiere indigene ed a denigrare apertamente il presidente.

Nonostante il 75% della popolazione boliviana sia indigena il razzismo è ancora all'ordine del giorno, ed accettare un presidente indigeno (ora al suo secondo mandato) non sarà un passo semplice per la Bolivia.

Questo è un video su quanto accaduto:
http://www.youtube.com/watch?v=5RXUkPrYHcE&feature=related

Il Fabbricante dei Sogni - Art.6

Regime autoritario o totalitario.
Più interessante discutere del regime autoritario, provato e testato direttamente da noi italiani ( o meglio i nostri nonnie bisnonni ) , più interessante andare a vedere cosa fu, da dove parti e dove arrivò.

Molti studiosi affermano senza particolari dubbi che il fascismo nacque dal disagio provato dalla piccola borghesia nel trovarsi in mezzo ad un filone marxista estremamente galvanizzato in quegli anni ( parliamo degli anni post Rivoluzione russa e Biennio rosso ) e dall'altra di una grande borghesia perpetuamente incurante dei bisogni della comunità.

La sommossa fu violenta, incondizionata ma certamente diretta verso punti pensati e certamente scontati. Furono cosi combattute le leghe rosse, fu combattuto il movimento rosso che in quel periodo faceva da padrone in Italia e in Europa. Le famose squadre fasciste vagavano per le città e le campagne alla ricerca di comunisti marxisti da far fuori.

Un improbabile stratega come Giolitti diede spazio ad una sorta di alleanza pacifica con Mussolini, credendo di poterlo inglobare in modo intelligente e scaltro alla ricerca di una maggioranza parlamentare che esasperasse sempre più il fenomeno tipicamente italiano del trasformismo.
Ma Giolitti fece male i conti. Mussolini diventò presto fondamentale e un'ala del suo partito lo spingeva all' " indipendenza" politica.

Fu cosi che Mussolini propose ai suoi seguaci quella marcia su Roma che non credeva assolutamente potesse riuscire. Il suo intento, infatti, era piuttosto quello di far comprendere che il suo partito e la sua gente si potevano far sentire, senza bisogno di alleanze. Quello che trovò fu un re passivo che gli diede in mano il potere. Da li, pur rimanendo i poteri della Corona, della Chiesa , Mussolini ebbe gioco facile e già dal '25 impose il suo regime autoritario.

I tratti di un regime autoritario sono semplici: enfatizzazione del capo, non curanza della massa, ritenuta indifferenziata, assenza di autonomia legale, subordinazione totale al capo, venerazione del leader, meccanismo di identificazione proiettiva.

Oggi, nel 2010, a 65 anni dalla morte a testa in giù in Piazzale Loreto a Milano di Mussolini, l'enfatizzazione della figura centrale del capo, la difficoltà di rapporti tra Governo e Magistratura, la subordinazione di tutta la coalizione al Capo, la venerazione conseguente di molti suoi elettori e soprattutto il desiderio di tantissimi di essere al suo posto, di poter essere uomo cosi potente e bramato, fanno si che il panorama italiano , con le debite proporzioni, riproponga una democrazia autoritaria da non sottovalutare.

Berlusconi ha espresso con chiarezza la volontà di passare ad una forma di governo presidenziale. Non è di certo un caso che voglia questo, poiché il Presidente Obama ha molti più poteri del Presidente del Consiglio italiano.
E' altrettanto vero che oggi, attraverso il potentissimo mezzo cibernetico, l'instaurazione di un regime che tenda verso una sola direzione risulta piuttosto utopico e assolutamente improponibile. La popolazione, anche la meno agiata, dispone di Internet e di conseguenza ha la facile possibilità di regalarsi un'informazione alternativa, meno vincolata dalle logiche di potere e più vicina alla realtà dei fatti.

Ma la velocità della tecnologia nasconde sempre insidie. Attenzione.

lunedì 8 marzo 2010

Il pianto ed il riso - art. 17

L'oblio dell'indignazione

Ho resisto a lungo prima di concedermi la libertà di queste riflessioni. La routine quotidiana, la semplice stressante vita di tutti i giorni non ha bisogno di essere avvelenata da un mondo che sembra così distante, dunque ho titubato a lungo ma, infine, la volontà di urlare tutta l'indignazione ha avuto la meglio.
Il mio ribollire è frutto della continua erosione dei cardini della nostra povera democrazia. Non riesco a non essere retorico innanzi alla sfrontata prepotenza messa in campo da questi servi del sultano.
Per quanto tutto ciò, ahimè da tempo, abbia delineato un triste scenario politico di corruzione e malaffare, la mia indignazione è rivolta verso il torpore della gente che mi circonda, dell'indifferenza, del lasciarsi cullare dall'ignoranza e dalla superficialità.
Il dl "salva-liste-escluse" di queste ultime ore, il sistema di corruzione legato alla Protezione Civile, ai beni culturali, gli interessi di mafia legate al Sen. Di Girolamo, il bavaglio all'informazione pubblica (non libera)... l'elenco è purtroppo interminabile. La mia rabbia più grande non è per questi scempi ma per l'incapacità, o meglio, la non volontà di interessarsene, di capire.

Da tempo i sociologi hanno celebrato la morte dell'opinione pubblica, per mano della tv, del consumismo, dell'individualismo.. ma siamo certi che sia proprio così?
Il disfattismo è facile e contagioso ma per quanto ci si senta impotenti e soli nell'indignazione molto spesso basta alzare gli occhi e guardarsi attorno, alzarsi in piedi e dare voce al dissenso.
E allora ricominciamo da zero, iniziamo a parlarne partendo da l'ultima "perla":
Il decreto legge "interpretativo" per riammetttere le liste elettorale escluse per difetto di forma perchè ci deve indignare?
Per tre ordini di ragioni, due di natura strettamente giuridica, una di principio.
1. Lg 400/88 art.15 co. 2 b) Il Governo non può, mediante decreto-legge provvedere nelle materie indicate nell'articolo 72 quarto comma della Costituzione (materia costituzionale ed ELETTORALE).
2. Per chi non lo sapesse ancora nella prossima tornata elettorale si voteranno i nuovi consigli regionali per tale ragione, è evidente che la competenza della materia elettorale regionale è esclusivamente dei consigli regionali (su questa ragione è fondato il conflitto di attribuzioni sollevato dalla regione Lazio).
3. Forse è LA RAGIONE. Si tratta di constatare che non è tollerabile un cambio delle regole a competizione iniziata. Non si tratta di radicalizzare il formalismo ed esasperare la burocrazia ma di accettare l'idea che la legge offre la garanzia di imparzialità e uguaglianza.
L'esclusione non è dovuta alla legge ma al suo mancato rispetto. Gli esempi si sprecano ovviamente, ma la domanda fondamentale è: il cittadino comune può ribellarsi ad una multa perchè andava di fretta? può invocare il legittimo impegno lavorativo per giustificare la bolletta non pagata? può invocare sempre lo stato di eccezionalità ad personam e richiedere un salvacondotto, una sanatoria speciale personale?
Ovviamente la domanda è retorica, tutto ciò non è pensabile e la vita reale ne dà conto ad ognuno di noi.
Lo sprezzo per le regole è dunque palese e con ciò si violano l'uguaglianza e l'imparzialità, importanti sempre, importantissime in materia elettorale. L'uguaglianza. In passato, quante sono state le esclusioni dalle elezioni di candidati e liste, per gli stessi motivi di oggi? Chi ha protestato? Tantomeno: chi ha mai pensato che si dovessero rivedere le regole per ammetterle? La legge garantiva l'uguaglianza nella partecipazione. Si dice: ma qui è questione del "principale contendente". Il tarlo sta proprio in quel "principale". Nelle elezioni non ci sono "principali" a priori. Come devono sentirsi i "secondari"? L'argomento del principale contendente è preoccupante. Il fatto che sia stato preso per buono mostra il virus che è entrato nelle nostre coscienze: il numero, la forza del numero determina un plusvalore in tema di diritti.
Non esiste la sanatoria data dal consenso, che sia chiaro, NON ESISTE LA DEROGA VOLUTA DALLA MAGGIORANZA.
Mi associo dunque a Zagrebelsky: "Questa vicenda è il degno risultato di un atteggiamento sbagliato che per anni è stato tollerato. Abbiamo perso il significato della legge. Vorrei dire: della Legge con la maiuscola. Le leggi sono state piegate a interessi partigiani perché chi dispone della forza dei numeri ritiene di poter piegare a fini propri, anche privati, il più pubblico di tutti gli atti: la legge, appunto. Si è troppo tollerato e la somma degli abusi ha quasi creato una mentalità: che la legge possa rendere lecito ciò che più ci piace".
Che fare dunque? Tanto per cominciare informiamoci e poi informiamo ed insegnamo ad informare. Emergiamo da questo brodo di ignoranza perchè non tutto è uguale. Rendiamoci consapevoli che sta a noi decidere se ritirarci nella nostra dimensione individuale e pagarne poi le conseguenze e allora...
Spiazziamoli. Non sbagliamo la mira. Non cadiamo nel tranello, di nuovo, di assegnare ad altri - peggio che mai ad uno solo - compiti, colpe, responsabilità. La storia è nelle nostre mani e si cambia in un solo modo: non coi decreti ma col voto. (Concita De Gregorio)

sabato 6 marzo 2010

Pensare Globale, Agire Locale - Art. 15

Episodi a confronto destinati a rimanermi impressi, vuoi per la mia diffidenza verso il pensiero comune nel Nord Italia, vuoi per il mio bisogno di giustizia, o per lo meno il mio desiderio di uguaglianza.

Mi ero perso ancora una volta tra mille pensieri, guardavo di tanto in tanto il riflesso del finestrino accanto e di tanto in tanto il paesaggio oltre a quello stesso finestrino. Ad un certo punto sentii, come una sberla che ti riporta alla realtà, un "Buonasera, biglietti prego": il controllore. Mi voltai, un po' indispettito dall'interruzione del mio "dolce far niente", e consegnai il mio biglietto al signore in divisa. Sono in regola, bene. Il controllore proseguiva la sua opera scrutatrice con il signore, europeo occidentale bianco, che si trovava sull'altro lato del treno e che potevo facilmente osservare girando la testa di 90 gradi. Qualcosa evidentemente non andava bene perché ero stato disturbato ancora una volta dalla voce del controllore: "Lei non ha obliterato il biglietto". Il passeggero, evidentemente non italiano (francese nel caso specifico, o per lo meno francofono), intuì il problema e rispose, in francese, che non sapeva di dover obliterare. La legge dice che a chi viaggia senza biglietto o con biglietto non obliterato è verbalizzata una multa di 50euro più il prezzo del biglietto con pagamento immediato o fino a 200 euro più il prezzo del biglietto se il pagamento non viene effettuato subito.
Il controllore chiuse un occhio, il francese proseguì il viaggio.



Pensavo a cosa avrei fatto durante la mia domenica di relax, e a quante ore una persona possa dormire quando va a lezione e studia dal lunedì al sabato, quando giunse il controllore che mi distolse dal pensiero "io - letto - dormire - tanto" chiedendomi il biglietto. Sono in regola, bene. Ero seduto accanto al finestrino, mentre tutti gli altri posti, anche quelli sull'altro lato, erano occupati da africani anglofoni. Erano in sei, tutti in regola tranne uno. Il controllore disse: "Questo biglietto non è valido, la legge dice che a chi viaggia senza biglietto o con biglietto non obliterato o con obliterazione non leggibile è verbalizzata una multa di 50euro più il prezzo del biglietto con pagamento immediato o fino a 200 euro più il prezzo del biglietto se il pagamento non viene effettuato subito." Aggiunse poi: "Ora chiamo la polizia".
Il controllore non chiuse un occhio, io proseguì il viaggio, l'africano no.



Mi si raccontava di quel giorno in cui, a causa delle biglietterie chiuse e delle macchinette non funzionanti, tutti i passeggeri che prendevano il treno nella stazione di Trento erano sprovvisti di biglietto. Quando passava il controllore, ogni bianco salito a Trento spiegava la problematica per discolparsi ed evitare, giustamente, la multa. Poi arrivò il turno di chi ha il colore della pelle diverso (diverso, non migliore né peggiore!) dagli altri e, come gli altri, l'africano cercò di spiegare che anche lui era salito a Trento con le stesse problematiche dei bianchi. "Niente da fare, il nero sta certamente cercando di fregare", avrà pensato il controllore.
Il controllore non chiuse un occhio, i bianchi arrivarono a casa, il maestro di Djembe rimase la notte in una stazione tra Trento e Verona.


NO AL RAZZISMO

mercoledì 3 marzo 2010

Il Fabbricante dei Sogni - Art.5

Anomia. Ecco la parola chiave di questo quinto appuntamento con questa rubrica.

L'anomia è quel concetto ideato da Emile Durkheim che significa assenza di valori. Naturalmente la situazione anomica può derivare da destabilizzazioni sociali e sociologiche, può arrivare da momenti in cui si perdono di vista i propri punti di riferimento. Rimane il fatto che dagli studi compiuti dal sociologo suddetto quando si è in uno stato di anomia si è, per esempio, maggiormente portati al suicidio.

La situazione di anomia è naturalmente derivante da un ordine sociale che non esiste piu' in noi, e quindi da una società che non riesce piu' a plasmarci.

Da questa teoria del sociologo francese, le attuali considerazioni sono molteplici, quasi infinite. Viviamo in una società tipicamente delineata come anomica, cioè una società tendente alla perdita dei valori, tendente a fortificare i disvalori, cioè gli opposti dei comportamenti da tenere .
Gli esempi di queste tendenze negative sarebbero banali, piu' importante sarebbe cercare di capire i motivi primi e le cause principali che hanno portato ad un degrado sociale talmente tanto drastico e preoccupante.

E' dovuto a tradizioni del passato? E' dovuto a nuovi valori imperanti nelle gioventu' odierne? E'' dovuto a particolari cambiamenti sociali che hanno portato a questo?. E' dovuto alla tecnologia?

Come in tutto, sicuramente l'unione di queste diverse interpretazioni formano la soluzione al nostro problema, ma il mio personale parere si incentra molto sulla nascita di nuovi valori nelle generazioni odierne che pongono il punto di vista da un'ottica totalmente diversa. E' per questo che è poco comprensibile agli occhi degli adulti ed è per questo che la " cura " al problema è tanto difficile da trovare. Essendo qualcosa di nuovo, gli antidoti ancora non si conoscono. In una fase successiva o speriamo contemporanea riusciremo a comprendere il modo per ribaltare questa macabra realtà .

lunedì 1 marzo 2010

Sudamerica es pasion - Art. 11

Ho deciso di non parlare del terremoto in Cile, non penso ce ne sia bisogno.

Tre punti fondamentali per oggi, con link per approfondimento:

1) Si è parlato settimana scorsa della nascita di una nuova organizzazione internazionale per gli stati sudamericani e caraibici; per la prima volta una che escluderebbe Stati Uniti e Canada.
E' stato dimostrato più volta che l'OAS (The Organization of American States) non è effettivamente operativa e si spera in una nuova organizzazione che possa far fronte ai problemi internazionali, tenendo uniti i paesi caraibici e sudamericani.

http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=1067164

2) Pochi giorni dopo il presidente colombiano Alvaro Uribe è accusato di fare il doppio gioco e di minare deliberatamente la nascita della nuova organizzazione (che rafforzerebbe i paesi membri ed indebolirebbe l'influenza degli Stati Uniti nella regione). E' nota a livello internazionale come la Colombia sia attualmente l'unico paese della zona in rapporti più che buoni con gli Stati Uniti.

http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=891

3) La Corte Costituzionale colombiana ferma la terza possibile rielezione di Uribe, rifiutando di convocare un referendum per chiedere ai colombiani se erano favorevoli o contrari ad un'altra candidatura dell'odierno presidente.
Tratto dall'articolo: "La decisione della Corte Costituzionale è stata preceduta dai sondaggi delle scorse settimane, in cui oltre il 60% dei colombiani si dichiarava contrario alla convocazione del referendum, ma, curiosamente, se fosse stato convocato oltre il 70% era disponibile a votare di nuovo per Uribe, uno dei presidenti più popolari dell'America Latina."
Tutto ciò mi fa venire in mente un parallelo con l'Italia... ma mi limito a ringraziare che nonostante gli innumerevoli tentativi (tra cui cercare di cambiare la Costituzione e convocare referendum) una successiva rielezione di Uribe non sarà possibile, si spera.

http://rottasudovest.blog.lastampa.it/rotta_a_sud_ovest/2010/02/ladios-di-uribe-la-corte-costituzionale-dice-no-alla-rielezione.html

domenica 28 febbraio 2010

Servizi bancari e notizie economiche Art. 25

E L A V E R G O G N A D I E S E R E I T A L I A N I S I R I P E T E !!!!!!!!!!!




Dietrofront incomprensibile ( o forse sì ) della Camera: stipendi ………… cancellato il tetto degli stipendi di manager per le società quotate.


Questa notizia non è apparsa nei telegiornali e nei quotidiani ( solamente alcuni che si possono contare sulle dita di una mano ) forse per vergognarsi nel rispettare i cittadini disoccupati, cassa integrati, pensionati che percepiscono la minima di pensione e che non riescono ad arrivare alla fine del mese; oppure a tutti quelle persone “ bamboccioni “ che non possono permettersi il lusso di pagare un affitto o di mettere su casa rinunciando anche ad avere dei figli.
Quindi tutti felici e contenti ( gli amici degli amici che per grado di parentele o di spintarelle politiche occupano prestigiosi posti di lavoro) : niente tetti agli stipendi dei manager di banche e società quotate.
La commissione Finanze della Camera ha eliminato la misura introdotta durante l’ esame in Senato della legge comunitaria 2009.
Viene così cancellato il divieto per il trattamento economico dei manager di superare quello annuo lordo spettante ai parlamentari.
MI VERGOGNO DI ESSERE ITALIANO.
W L’ ITALIA.
Massimo De Angeli.

venerdì 26 febbraio 2010

Il Fabbricante dei Sogni - Art.4

Oggi volevo discutere della macchina burocratica. Come ben si sa, fu max Weber a teorizzarne la sua struttura formale, ma ricevette critiche derivanti dall'analisi pratica della sua teoria.
Infatti , si è potuto facilmente intuire che la famosa razionalità sinottica di Weber, cioè quella razionalità per la quale va ricercato sempre il miglior metodo tra tutti i casi possibili, risultava praticamente impossibile nella sua applicabilità.

Uno che criticò ciò suddetto fu Crozier, sociologo francese, il quale disse che il potere residuale, cioè quel potere d'iniziativa che ogni burocrate poteva avere non essendo strettamente definita la sua attività, diventava un potere discrezionale che andava chiaramente incontro alle esigenze personali, quindi al profitto personale, quindi al proprio interesse e non dell'azienda.
Questo potere discrezionale rappresenta quindi un limite estremamente imponente per la macchina burocratica e soprattutto per la sua efficienza ed efficacia.
Da qui , con la razionalità limitata Simon e la suddivisione in 5 tipi di burocrazie diverse di Mintzberg, i metodi per cercare di arginare le problematiche burocratiche furono pensate e oggi , nonostante lo sforzo di molti, la burocrazia rimane un grosso problema nelle amministrazioni di tantissime aziende e società.

E' una problematica che mette in difficoltà e rallenta il lavoro, ma allo stesso tempo si pone l'obbiettivo di garantire ordine e rigore nei procedimenti.

L'analisi del mondo burocratico è, a mio avviso, importante nell'ottica odierna poiché ai giorni nostri le lamentele sulla lentezza della burocrazia sono all'ordine del giorno. Capire bene di cosa si sta parlando è assolutamente utile per cercare di trovare il miglior metodo possibile per un intelligente rimedio a questa inefficienza di fondo.

Vogliamo pensare , ad ogni modo, che quel potere discrezionale che la burocrazia inefficace consente sia gestito nel modo piu' sobrio dagli uomini, anche se sappiamo che la logica di profitto ed interesse che pervade l'uomo odierno non lascia scampo a molte illusioni.

giovedì 18 febbraio 2010

Sudamerica es pasion - Art. 10

“I giornalisti, come il resto dei colombiani, sono vittime di una feroce violenza fratricida. Come qualunque abitante di questo paese non vogliamo essere nè martiri nè eroi. Abbiamo un’aspirazione elementare: morire di vecchiaia o di polmonite, non di ‘plumonìa’; cioè morire a causa di banali proiettili, sparati da uno qualunque degli attori in conflitto.”
www.jaimegarzon.com

Jaime Garzòn è stato un giornalista e comico colombiano.

Diventò famoso per il suo programma di satira Zoocietad, trasmesso dalla televisione colombiana tra il 1991 ed il 1993. Il programma era una burla della società consumista e materialista e della politica colombiana. Poi, insieme al giornalista Diego Leòn Hoyos lavorò nel programma Quac! El Noticiero: con la forma di un notiziario, questo programma di satira politica diventò il più famoso nella storia della Colombia.

Dopo aver partecipato ad un’importante trattativa con le FARC con l’obiettivo di arrivare alla pace, fu assassinato il 13 agosto del 1999 dalle Autodefensas Unidas de Colombia, il gruppo paramilitare di estrema destra, mentre si recava al lavoro.

A più di 10 anni dal suo omicidio la giustizia colombiana non è ancora riuscita a rintracciare il responsabile. L’unico condannato, il capo paramilitare Carlos Castaño, è irrintracciabile dal 2004 (alcune fonti lo danno per morto, altre sostengono viva all’estero): è stato riconosciuto come l’autore intellettuale dell’omicidio, condannato a 38 anni.

Si dice che Garzòn fosse venuto a conoscenza del piano paramilitare per eliminarlo e che avesse contattato Castaño con l’intenzione di incontrarlo. Il capo militare accettò e programmò l’incontro per il giorno successivo alla morte del giornalista e mandò un contrordine per bloccare l’omicidio. Il contrordine sembra non sia mai arrivato, o arrivato troppo tardi e ciò porta ad assumere che fosse una trappola.

I personaggi e le parodie di Jaime Garzòn erano caratterizzati dalla critica rivolta ai governi di turno e dalla acutezza delle analisi sulla condizione del paese. Le sue trasmissioni erano diventate per molti colombiani l’unico momento in cui era possibile capire cosa succedesse nel paese, evitando le solite interferenze e bugie di una classe politica corrotta.

Il giorno del suo omicidio il suo collega e amico César Augusto Londoño durante la trasmissione CM&, condotta da entrambi, iniziò con un “buonasera, paese di merda!”.

Il Fabbricante dei Sogni - Art.3

Oggi volevo discutere dell'interessante valutazione dei partiti di massa asserita da MICHELS, studioso di scienze politiche e sociali.
Ma, per evitare inutili spiegazioni che potrebbero risultare pedanti e poco interessanti, lascerei parlare proprio le sue affermazioni, per poi proseguire con una mia rivisitazione nel mondo odierno.
Scrive Michels:
"Nell'essenza dell'organizzazione è insito un tratto profondamente aristocratico. Il macchinario dell'organizzazione, creando una solida struttura, provoca nella massa organizzata pesanti trasformazioni. Trasforma in senso inverso il rapporto del capo con la massa[...]. Tutti i membri dell'organizzazione hanno su di essa gli stessi diritti. Tutti hanno diritto di voto. Tutti sono eleggibili. Tutti gli uffici sono elettivi e tutti i funzionari sotto il costante controllo di tutti, e sono in ogni momento revocabili e destituibili. Il principio democratico garantisce al maggior numero possibile influenza e partecipazione all'amministrazione della cosa pubblica"

Prosegue poi :
"Cosi l'organizzazione porta a termine la divisione di ogni partito in una minoranza dirigente e una maggioranza diretta[...]. Quanto piu' si estende e si ramifica l'apparato ufficiale del partito, cioè quanto maggiore è il numero dei membri , quanto piu' si riempiono le sue casse, quanto piu' aumenta la stampa di partito, tanto piu' si riduce il potere popolare sostituito dall'onnipotenza dei comitati e delle commissioni"

Conclude poi:
"Gli ex lavoratori si appropriano di una routine che li fa ascendere sempre piu' al di sopra dei loro mandanti, cosi che infine perdono il senso di comunità con la classe che li ha espressi; ne deriva una vera differenza di classe tra i capi ex proletari e i gregari proletari"

E' quindi chiara la visione di Michels. A suo avviso si inoltrerebbe inevitalbimente un processo di "imborghesimento" nei partiti di massa.
Inutile dire che probabilmente, ai giorni nostri, valutando in quest'ottica i scivoloni parlamentari delle sinistre europee, possiamo ipotizzare che Michels avesse qualche ragione.
Infatti, da tempo ormai, mentre la destra esprime le sue convinzioni con la forza dei fatti ( apparenti o reali che siano non è importante ora discuterne ) , come insegna la Lega Nord con la sua campagna patriottica e nazionalista e di forte avversione verso il diverso e attuando di conseguenza questa condotta politica, la sinistra si appoggia su antichi valori di riformismo, di aiuto alle famiglie piu' povere, di maggiore controllo dello Stato sul mercato, di redistribuzione, quando poi la classe dirigente che rappresenta quella parte politica è imbarazzante per incoerenza e discontinuità.

Secondo Michels , quindi, l'oligarchia è un concetto che in politica difficilmente non si espone, poichè piu' un'organizzazione diventa complessa, piu' le differenze sono nette, generando dirigenti e diretti. Seguono poi le varie interpretazioni su quanto sia ingiusta la direzione in alcuni ambiti economico-politici, ma sta di fatto che le differenze, almeno in democrazia, sembrano non poter mai mancare.

domenica 14 febbraio 2010

Servizi bancari e notizie economiche Art. 24

UN PUNTO SULL' ECONOMIA

Nelle scorse settimane il governo Berlusconi si è lanciato nella sua tipica politica di promesse. Ha promesso che avrebbe ridotto le aliquote da 5 a 2, passando ad una situazione con una da 22% e una del 33%. Nell'arco di pochi giorni abbiamo scoperto che, come al solito, si trattava di una promessa, e quindi ha fatto marcia indietro.

Non è la prima volta. Ad ottobre il governo aveva preannunciato, nel corso del convegno nazionale del consiglio dell'artigianato, che avrebbe abbolito l'Irap, una tasse che le piccole imprese odiano molto. Anche quella fu una promessa.

E' dal 1994 che Berlusconi promette di ridurre le tasse, riempiendo le città italiane con grandi manifesti con scritto “Meno tasse per tutti”. In realtà, nel 2009 la pressione fiscale è arrivata al suo massimo storico, parliamo del 44% del PIL.

Apprendiamo continuamente che aumentano i balzelli e le tasse, proprio oggi scopriamo che il governo ha appena introdotto una nuova tassa sui personal computer, sui decoder, sulle pen drive e su tutti gli strumenti digitali che possono servire per registrare musica e video. Le tasse non stanno diminuendo, semmai stanno aumentando.

La domanda che possiamo porci è: è possibile immaginare di tagliare le tasse senza ridurre la spesa pubblica? Va ricordato che il governo Berlusconi è stato capace di far aumentare il debito pubblico italiano di dieci punti percentuali, nell'ultimo anno, passando dal 105% del PIL al 115% nel 2009.

I signori del governo lanciano promesse su ridurre le tasse senza spiegare come avrebbero voluto finanziare questa riduzione. Parliamo di una cifra complessiva dell'ordine di 20-25 miliardi di euro, una cifra enorme. La domanda vera è: come si potrebbe immaginare di fare una riforma del genere senza ridurre la spesa pubblica? Se non si facesse tramite una riduzione della spesa pubblica la situazione sarebbe quella di un ulteriore aumento, in via permanente, del debito pubblico, rischiando di portare il Paese verso la bancarotta finanziaria, cioè preannunciare uno scenario simile a quello dell'Argentina.

Forse in questo momento non è indispensabile immaginare una riforma delle aliquote nella direzione annunciata da Berlusconi. La vera emergenza è quella di accrescere il potere d'acquisto per le famiglie più povere. Gli interventi che sarebbero necessari in questo momento dovrebbero essere orientati a ridurre le tasse solo per le famiglie più povere.

Giornalismo alla sbarra - Art.21

Quando la soglia si sposta, quando i confini non sono piu' molto chiari, quando si cominciano a insinuare nuovamente strani modi di espressione e soprattutto di fare giornalismo, è li che i sospetti prendono forma e diventano tremendamente pericolosi.

Quello che Alessandro Sallusti ha scritto in un suo articolo contro il giornalismo di Gad Lerner atto ad attaccare unicamente la Chiesa cattolica ricordando la fede ebraica dello stesso Lerner ha dell'incredibile e del preoccupante.


Sallusti, naturalmente, a Tetris condotto da Luca Telese minimizza le sue parole e parla di metodo di fare giornalismo " diverso ". Gad Lerner, presente anche lui alla trasmissione, reagisce con un'ira contenuta e soprattutto con grande timore su ciò che potrebbe accadere con un nuovo macabro antisemitismo che oramai pare dietro l'angolo. Non lo nascondeva nemmeno il Corriere della Sera qualche tempo fa, quando un giornalista non tanto sprovveduto sottolineava come le soglie di ciò che si può asserire e dei modi di giudicare genocidi come quello verso gli ebrei si stiano rapidamente spostando. 30 anni fa, anche solo una battuta non spiritosa sugli ebrei avrebbe destato nelle persone profondo disprezzo per il protagonista di tale uscita infelice. Oggi, accanto a barzellette sempre piu' frequenti ( bisogna ricordare che sarebbe , d'altro canto, errato evidenziare in modo particolare il mondo burlesco, che rimane pur sempre nella sua veste di comicità ) le critiche e i giudizi che piovono sugli ebrei sono piu' facilmente esternabili e il coraggio di opporsi a giudizi ufficiali è sempre piu' semplice da trovare.

Quando Paolo Mieli, direttore Rcs Libri, per tutt'altri motivi, ha affermato giovedi scorso ad Annozero che il tappo a breve potrebbe saltare diceva qualcosa di riconosciuto. In quel caso l'argomento era di politica interna, nel nostro caso la frase calza a pennello ma l'argomento è ben piu' grande, e potrebbe dar vita a sentimenti nefasti che hanno già reso piu' che vergognosa l'esistenza di dottrine che discriminano e credono in fittizie superiorità razziali.

Svegliamoci tutti.

giovedì 11 febbraio 2010

Sudamerica es pasion - Art. 9

Qualche tempo fa avevo chiesta alla mia amica argentina Marcela di aiutarmi a scrivere un post sulla crisi finanziaria che c’è stata nel suo paese nel 2001/2002.

Ecco quindi cosa successe e come percepì lei la crisi, che all’epoca lavorava in banca. Credo che quello successo in Argentina qualche anno fa possa comunque farci riflettere sulla crisi finanziaria ed economica di oggi.

La crisi si sviluppò durante gli anni precedenti attraverso l’esorbitante crescita della spesa pubblica di fronte a ingressi fiscali insufficienti. Per fronteggiare questo problema si ricorse all’indebitamento con l’estero. Si aumentarono le tasse e l’economia rispose negativamente. La crisi del 2001/2002 fu macroeconomica.

Fino al 1997 l’economia argentina era cresciuta più di quanto era stato calcolato. Solo nel 1995 si fermò, a causa dell’effetto “Tequila” (la crisi messicana), ma riprese rapidamente. Arrivarono molti capitali dall’estero, sotto forma di credito bancario, finanziamenti alle importazioni, etc. Le necessità finanziarie del settore pubblico venivano coperte in gran parte grazie ai mercati esteri. Fu così che l’affluenza di capitali esteri divenne un pilastro fondamentale per il funzionamento dell’economia argentina. Queste risorse resero possibile che la somma del consumo, l’inversione e la spesa pubblica superassero l’ingresso prodotto dal interno del paese.

Alla fine del 1998 la svalutazione del Brasile colpì direttamente l’economia argentina. La condizione mondiale di finanziamento per i paesi emergenti peggiorarono bruscamente. LA spesa pubblica straripò al punto che ci fu un’ampia inconsistenza tra lo squilibrio fiscale ed il regime di convertibilità (la cui parità era un peso, un dollaro). Negli ultimi mesi del 1998 iniziò la recessione; i debiti non si potevano sostenere più.

A partire dal gennaio 2001 iniziò ad esserci un’emorme fuga di depositi bancari. La gente cominciò a percepire una grande debolezza politica (Fernando De la Rùa era presidente in quegli anni). Iniziò un corrida bancaria enorme, i soldi (la maggiorpartte in dollari) vennero prestati alle imprese atomizzate. Questo significa che circa l’80% del denaro prestato dalle banche era in mano al 4% dei debitori. Quando i pagamenti terminarono le imprese non erano comunque in grado di soddisfare le proprie obbligazioni, facendo sì che il sistema bancario si indebitassi notevolmente. Il 1 dicembre passò il decreto 1570/01 che proibiva prelievi di contanti superiori ai 250 dollari settimanali per persona, il famoso corralito bancario. Questo portò successivamente alla caduta del presidente.

Da quel momento iniziò un grande movimento sociale, la gente iniziava a manifestare, a protestare: si formarono i famosi cacerolazos. La popolazione si trovava nella Plaza de Mayo con cacerolas (pentole) chiedendo le dimissioni del governo. Iniziarono i saccheggi ai supermercati, le banche chiusero addirittura una settimana per provare a far fronte alla crisi. Ma le proteste continuavano: alcuni manifestanti furono uccisi, la polizia tirava gas lacrimogeni.
Marcela dice: “fu un vero e proprio disastro, ed io sprofondai in una tristezza infinita... bastava vedere con quanta facilità ci si ammazzava...era una guerra di tutti contro tutti. Si dice che molte di queste manifestazioni siano in realtà state un’operazione politica dell’opposizione, ma comunque sia non si poteva uscire di casa. In una settimana cambiammo tre diversi presidenti: Alberto Rodriguez Saá, Ramón Puerta ed Eduardo Duhalde, che rimase al governo per quasi due anni.

Io allora lavoravo in banca, come cassiera. E non posso che descriverlo come un periodo orribile: la gente urlava, era violenta, disperata... a molti avevano confiscato i risparmi di una vita. L’indice di disoccupazione aumentò improvvisamente, molte piccole e medie imprese cessarono l’attività commerciale perchè non potevano più far frone alle imprese.

Molta gente ricorse alla giustizia ed iniziò “Recursos de amparo” (ricorso di protezione), grazie ai quali le banche furono poco a poco abbligate a riconsegnare i depositi dei clienti nella forma originaria (la maggior parte in dollari). Ancora oggi si continuano a pagare questi recursos, dove il cambio è 1.40 pesos per ogni dollaro. Molta gente comprò buoni del debito pubblico con quei soldi, chiamati Bodén 2012 e Bodén 2013: vedremo se nel 2012 e nel 2013 si restituiranno i soldi restanti.”

lunedì 8 febbraio 2010

Il Fabbricante dei Sogni - Art.2

Questa settimana volevo inoltrarmi nell'interessante confronto tra due grandi uomini dell'Ottocento, che hanno compiuto percorsi teorici riconducibili alla pratica: Karl Marx e Max Weber.

In sintesi, discorreremo della visione materialistica della storia di Marx e , per contro, ciò che Weber evidenzia come primo motore del decollo dello spirito capitalistico.

Marx discute dei processi storico-economici della storia dell'uomo, considerando che ciascun modo di produzione dei vari periodi storici possedeva e possiede una lotta di classe alla propria base e una conseguente necessità dei piu' deboli di affermare la propria supremazia sui piu' forti. Questo attraverso la rivoluzione.
Può anche esistere, come causa prima della necessità del modo di produzione, lo sviluppo dei mezzi produttivi non piu' idoneo e sostenibile dal modo di produzione presente in quel momento. A quel punto, per lo sviluppo dell'uomo, la rivoluzione e lo stravolgimento delle vecchie gerarchie è fondamentale per garantire il progresso e la fine dell'oppressione dei detentori dei mezzi di produzione sui sfruttati. Inutile dire che Marx vede come classi attuali proletariato e borghesia,quest'ultima generata dalla rivoluzione borghese settecentesca, teorizzando scientificamente una rivoluzione proletaria che porterà ad una fase transitora di dittatura del proletariato, e poi di estinzione dello Stato e quindi di comunismo.

Weber vede nell'ascesa dello spirito capitalistico una radice religiosa e non storico-economica. Questa radice deriverebbe dalla riforma protestante, e quindi dalla sua etica. Questa etica, in Lutero per esempio, è rappresentata dal Beruf, cioè la professione per la vocazione. In buona sostanza Lutero affermava , e di riflesso Weber, che le indulgenze proposte dalla Chiesa tradizionale e diversi sacramenti fossero inutili. Dio ci ha dato una posizione professionale, quella rimarrà. Dobbiamo avere l'accortezza di comportarci rettamente, perseguendo il bene ma senza ambire ad innalzamenti di livello. Il peccato è visto male, poichè il recupero del proprio stato di grazia non è facile come può esserlo nella Chiesa tradizionale.
Accanto a questa prima riforma luterana si aggiunge la corrente puritana, con il massimo esponente in Calvino, che afferma la predestinazione ( cioè la convinzione che Dio abbia prescelto all'alba dei tempi i dannati e i graziati ) e quindi vuole vedere, sulla Terra, i segni tangibili del suo destino.
L'uomo , essendo già dato il verdetto, è deresponsabilizzato e lasciato da solo. La razionalizzazione è in assoluto incentivata poichè l'uomo deve lavorare non per il sperpero e l'uso del denaro per fini ludici, ma bensi l'investimento del proprio lavoro in nuovo lavoro per dimostrare devozione e accrescere la gloria di Dio.
Secondo Weber le conseguenze sarebbero naturali e scontate.

Inutile asserire che questi due punti di vista rappresentano importanti valutazioni riguardo ai processi che sono avvenuti nei secoli scorsi, mostrandosi nella loro integrità, validità scientifica e logica insita.

lunedì 1 febbraio 2010

Il Fabbricante dei Sogni - Art.1

Ecco la nuova rubrica che da questa settimana partirà su fratellipolemici.

Annegati oramai nell'informazione del sultano, inondati dagli oceani della malavita e dalla malasanità, criticati e biasimati da gran parte del mondo, noi italiani viaggiamo ancora sui sentieri dei dolci sogni.

Ma questo oramai è un problema tritato e ritritato, abusato in larghissima parte dai sedicenti signori dell'informazione, che discorrono con irritanti interessi personali dei peggio problemi di quest'Italietta dalla cultura in estinzione e dalla società improduttiva, in tutti i campi.

La mia proposta, che vuole rappresentare un punto di disconnessione dalla solita manfrina televisiva, è di agganciare teorie che oramai si studiano solo nelle noiose giornate scolastiche e universitare alla realtà odierna.
Mi propongo di farlo perchè mi sono reso conto , pur nella mia modesta cultura, che ciò che hanno scritto sociologi, economisti, filosofi, storici del '700-'800-'900 hanno delle verità intramontabili e che credo sia corretto analizzare per il brillante contributo che hanno dato ai pensieri dominanti o meno dei nostri giorni.

Sarà quindi un viaggio attraverso autori che, a mio avviso, hanno fatto la storia della storia, la storia dei pensieri e probabilmente hanno fatto la storia delle piu' grandi verità dei processi economico-filosofici dell'era dell'uomo.

sabato 30 gennaio 2010

Servizi bancari e notizie economiche Art. 23

CRISI: TRICHET, SOLUZIONI A LIVELLO MONDIALE E NON NAZIONALE ? E’ LA PRIMA VOLTA CHE SIAMO D’ACCORDO CON TRICHET. MA LE REGOLE NON POSSONO SCRIVERLE GLI STESSI OLIGARCHI CHE HANNO PRODOTTO LA CRISI.

Per rendere il sistema finanziario mondiale più forte ed efficiente è necessario studiare soluzioni a livello globale e non solo regionale,ha affermato il Presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet, durante una tavola rotonda al World Economic Forum di Davos.
"Ci stiamo impegnando attivamente per rendere il sistema finanziario più forte e trovare soluzioni a livello globale perché soluzioni nazionali o regionali sono una ricetta per la catastrofe", ha spiegato Trichet, aggiungendo che l'intera economia mondiale "é stata sul punto di cadere in una profonda depressione", evitata solo grazie "all'intervento dei governi e delle banche centrali.
Le regole, però, non dovranno essere scritte dagli stessi oligarchi che hanno prodotto la grande depressione,e che i Governi sovrani,che hanno delegato funzioni importanti di politica economica a banchieri centrali,possano decidere,anche con un sistema di sanzioni e di equa tassazione, per ridurre gli eccessi della vera e propria creazione del denaro dal nulla .
La prima cosa da fare per restituire fiducia ai mercati e credibilità a regolatori troppo attenti agli interessi dei banchieri, al contrario molto distratti rispetto agli effetti di una liquidità eccessiva immessa nel sistema monetario analogo alla tecnica dei falsari,è proibire lo scambio dei derivati Otc (Over the Conter), al di fuori dei mercati regolamentati, i cui volumi sfuggono a qualsiasi controllo.
Bisogna poi ricondurre il sistema di vigilanza sui mercati finanziari globali, ad una unica autorità di sorveglianza che abbia i poteri di frenare la speculazione, in un quadro organico di regole e di paletti, recidendo i rapporti incestuosi tra banche,società finanziarie ed agenzie di rating, svincolando e ponendo un tetto a bonus e stock option dei banchieri legati ai risultati spesso drogati,conseguiti con la frenetica corsa alla costituzioni di piramidi finanziarie edificate sulla sabbia,che crollano al soffio del vento del deserto e travolgono le economie sane.

Cari lettori...

Cari lettori, se ne sono andati da poco 7 mesi dall'inizio di questa avventura dei fratellipolemici.
La soglia delle 2000 visite è stata raggiunta e molte nuove idee stanno cercando di farsi spazio.

La poca dedizione dell'ultimo mese è stata dovuta ad impegni sopraggiunti per la nostra vita che rimane pur sempre indaffarata e impegnata.

Ora però io, Franck, vi comunicherò le modifiche che auguro apportare al mio contributo su questo blog.

La rubrica Ri-Passaparola non ci sarà piu'. La decisione è maturata considerando il fatto che credo di avervi indirizzato , a mio avviso, in questi mesi ad una corretta informazione, che sappia guardare a 360 gradi le problematiche che riguardano gli aspetti prettamente giudiziari dell'Italia odierna.

La rubrica Giornalismo alla sbarra non subirà un cambiamento di nome , ma probabilmente di motore ispiratore. Da oggi, infatti, mi affiderò di meno ai documenti per dedicarmi ad un'analisi piu' personale degli aspetti quotidiani della nostra penisola e del mondo. Questa decisione è scaturita per il fatto che ho notato una scarsa propensione di voi lettori ad inserire vostri punti di vista. Crediamo siano fondamentali e vi invitiamo ad inserirli, in modo da poter confrontarci in modo maturo e civile.

Nelle prossime settimane saprò aggiornarvi sulla nuova rubrica che nascerà in sostituzione a Ri-Passaparola. Riguardo a quest'ultimo, in basso alla nostra pagina potete comunque sempre trovare tutti gli interventi settimanali di Marco Travaglio.

sabato 23 gennaio 2010

Servizi bancari e notizie economiche Art. 22

BOICOTTIAMO UNICREDIT



SALASSI BANCARI: UNICREDIT CHIEDE PIZZO DI 3 EURO PER PRELIEVI SPORTELLO.
ADUSBEF INVITA I CORRENTISTI A BOICOTTARE LA BANCA E CHIUDERE I CONTI



Unicredit, la banca dei derivati avariati appioppati disinvoltamente a piccole e medie imprese ed enti locali, impone un ulteriore pizzo a carico dei correntisti, che non ricevono nulla sui soldi depositati con tassi di interesse pari allo zero,ma pretende 3 euro su ogni prelievo allo sportello. Una salata commissione del 3 per cento su un malcapitato consumatore che dopo aver depositato i suoi soldi in banca, si permette di chiedere 100 euro in contante allo sportello,ossia soldi suoi.
In questi giorni infatti i correntisti della banca del signor Profumo stanno ricevendo una lettera che comunica le nuove condizioni contrattuali modificate unilateralmente a partire dal 1 febbraio 2010: un pizzo da 3 euro il prelevamento allo sportello fino a 1.500 euro.
Nella comunicazione Unicredit spiega come il gruppo abbia «realizzato importanti investimenti» e «reso più capillare la rete degli sportelli automatici Atm»: la nuova commissione, detto in altri termini, serve, come spiega lo stesso istituto di credito, a «incentivare l' uso del bancomat» a scapito del servizio allo sportello. In quest' ottica i limiti di importo giornaliero e mensile « vengono complessivamente elevati a 1.500 euro ».
Poiché in base al decreto Bersani «Eventuali modifiche peggiorative dei rapporti di conto corrente potrebbero essere effettuate solo in presenza di giustificato motivo e clausole contrattuali che le consentano», l'introduzione di questo nuovo balzello deve portare i correntisti a chiudere il conto corrente,senza oneri e senza spese,effettuando un boicottaggio di massa contro Unicredit, per indurla a recedere da un ulteriore pizzo, probabilmente imposto per pagare i bonus, stock option e le elevatissime retribuzioni dei manager, sulla pelle dei correntisti e dei risparmiatori.

Servizi bancari e notizie economiche Art. 21

SCANDALO NOVARTIS, ENNESIMA CONFERMA DEL MOSTRUOSO GROVIGLIO DI INTERESSI CHE RUOTANO INTORNO ALLA SANITÀ



C'è un uomo che ha trascorso un brutto weekend. Si chiama Fabrizio Oleari, è nato a Mantova 60 anni fa e ha sempre avuto le mani in pasta nella Sanità dove fin dal 1978 ha cominciato a operare presso l'università di Milano come specialista in malattie infettive. La sua carriera lo ha portato nel corso degli anni a ricoprire vari incarichi presso aziende per i servizi sanitari e al ministero della Salute dove à sbarcato nel 1997.
Qui si è sempre mosso sul fronte della prevenzione sanitaria ed è lui l'uomo che il 21 agosto dell'anno scorso ha firmato il contratto di acquisto dei vaccini contro la pandemia. La sua firma appare in calce al documento di 11 pagine insieme a quella di Francesco Gulli, un manager che ha studiato al Politecnico di Milano e all'università di Pisa ed è diventato amministratore delegato di Novartis Vaccines.
Sono loro i due personaggi sui quali si sono accesi i riflettori per lo scandaloso contratto tra il ministero del Welfare e la multinazionale svizzera. Adesso le pagine di quel contratto per il quale Novartis ha incassato 184 milioni di euro girano sui siti internet, ma ci sono voluti parecchi mesi prima che qualcuno si accorgesse della mostruosa forzatura prevista nell'accordo segreto.
Anche Dagospia aveva richiamato l'articolo apparso il 5 gennaio sul sito www.lavoce.info in cui la professoressa sarda Nerina Dirindin faceva a pezzi il comportamento incredibile del ministero che in nome dell'emergenza terroristica ha affidato senza gara il "pacco" alla Novartis. Un pacco che, oltre ad essere una bufala è pieno di soldi, e sembra destinato a esplodere come il "caso dell'anno".
È l'ennesima conferma del mostruoso groviglio di interessi che ruotano intorno alla Sanità, il pozzo nero dove si ritrovano le vergini baresi di Tarantini e riappaiono i fantasmi di Francesco De Lorenzo ( l’ ex ministro della Salute ) e lady Poggiolini.
Qualcuno comincia a chiamare in causa le responsabilità politiche del ministro Sacconi, uno degli esponenti insieme a Frattini e Brunetta ha lacrimato sulla tomba di Hammamet. E c'è anche chi in modo malizioso collega il politico con la sua compagna di vita, Enrica Giorgetti, la donna che ha cominciato a sgambettare in Montedison nell'82 poi ha lavorato in Confindustria e in Autostrade fino a diventare nel luglio di quattro anni fa direttore generale di Farmindustria.
Non saranno loro i capri espiatori di questa bufala che ha eccitato i magistrati della Corte dei Conti. C'è da scommettere che nei prossimi giorni sarà fatto un taglio netto tra le responsabilità politiche e quelle tecniche dove in prima linea si trova il direttore generale del ministero Fabrizio Oleari.

mercoledì 20 gennaio 2010

Sudamerica es passion - Art. 8

Qualche giorno fa si sono tenute le elezioni presidenziali in Chile, per la prima volta vinte dalla destra dopo più di venti anni.

Ecco il link di un lungo ma interessantissimo articolo di Raffaele Nocera, professore di Storia dell’America Latina all'Università di Napoli “L’Orientale”, che spiega egregiamente non solo lo svolgimento ed il risultato delle elezioni, ma anche le cause politico-sociali che hanno portato ad esso... per provare a capire cosa questo cambiamento significhi nella storia cilena.

http://temi.repubblica.it/limes/elezioni-cile-2-svolta-a-destra-20-anni-dopo-pinochet/10312?h=0

sabato 16 gennaio 2010

Servizi bancari e notizie economiche Art. 20

CRISI: PER LA PROPAGANDA GOVERNATIVA E MASS MEDIA ALLINEATI E’ RISOLTA. SI E’ INVECE AGGRAVATA PER I DISOCCUPATI CHE CRESCONO E PER LE FAMIGLIE IMPOVERITE, CHE FUNGONO DA AMMORTIZZATORI SOCIALI PER CONTO TERZI.

Giornali di proprietà delle banche e Tv pagate con i soldi dei cittadini continuano a sfornare quotidiani servigi positivi sugli effetti della crisi che sarebbe già stata superata con la bacchetta magica del Governo, visto che le banche (che hanno fatto pagare a rate alla clientela la stabilità) non sono fallite e che la ripresa economica è già in atto.
Mentre i dati dell'Istat (non quelli delle cattive associazioni dei consumatori,che sarebbero schierate contro il Governo !),richiamano una dura realtà di un aumento del deficit-pil raddoppiato nei primi nove mesi del 2009; la perdita dei posti di lavoro pari a 389.000 unità a novembre rispetto all’anno prima,la disoccupazione che ha raggiunto l'8,3%,il dato più elevato dall’ Aprile 2004.
Nei primi tre trimestri del 2009, l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al pil è stato del 5,2%, contro il 2,8% di gennaio-settembre del 2008 (era 6,1% al termine del secondo trimestre del 2009). Solo nel terzo trimestre dell'anno scorso il disavanzo pubblico è stato pari al 3,3% (era 3,2% ad aprile-giugno), più che raddoppiato rispetto all'1,3% dello stesso periodo del 2008. Nel terzo trimestre del 2009 il saldo primario è stato positivo e pari a 2,244 miliardi (era 14,921 miliardi nello stesso periodo del 2008), con un'incidenza positiva sul pil dello 0,6%, mentre era +3,9% a luglio-settembre dell'anno prima.
Il tasso di disoccupazione a novembre ha raggiunto l'8,3%, il dato più alto da aprile 2004. A novembre 2008 il tasso di disoccupazione si era attestato al 7,1%. Le persone in cerca di occupazione nel mese erano 2.079.000, cioè 313.000 in più rispetto ad un anno prima e 30.000 in più rispetto ad ottobre. Il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 26,5%, segnando una riduzione di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente contro un aumento di 2,9 punti percentuali rispetto a novembre 2008. L'occupazione a novembre è diminuita di 389.000 unità rispetto allo stesso mese del 2008 e di 44.000 rispetto ad ottobre.
E mentre il debito pubblico macina nuovi record, attestandosi ad ottobre 2009 a 1.801,6 miliardi di euro pari a ben 30.000 euro che grava sulle spalle di ogni cittadino, o se si preferisce di ben 85.761 euro per ognuna delle famiglie italiane, cresciuto di 137,963 miliardi di euro in soli 10 mesi,con un aumento dell’ 8,3% ad una media di 13,8 miliardi di euro al mese, destinato a lievitare ancora, di altri 142 miliardi nei prossimi 12 mesi, attestandosi alla cifra spaventosa di 1.943,784 miliardi nell’ottobre 2010, con un gravame pari a 32.396 a testa e di ben 92.561 euro a nucleo familiare,e le famiglie impoverite devono ricorrere ai debiti,con prestiti del 2,9%, le favole rassicuranti della televisione pubblica,sforna servizi di benessere pubblico e di corsa alle vacanze esotiche,per la fiorente disponibilità economica.
Le forze politiche che sono all’ opposizione dovranno rivolgere un appello alla serietà ed alla completezza dell’informazione, ( STIAMO MOLTO ATTENTI AI NOMI DELLE TESTATE GIORNALISTICHE CHE LEGGIAMO ) perché continuare a mistificare la realtà ed a nascondere la testa sotto la sabbia, non rappresenta la migliore soluzione ai problemi del paese ed all’uscita da una congiuntura sfavorevole, che deve ancora manifestare i suoi deleteri effetti nei prossimi mesi.
Mediante questo tipo di politica che ha affrontato e che continuerà ad affrontare il Governo ( sbagliandola precedentemente e che perdurerà anche in futuro, aiutando gli amici degli amici e non le classi più deboli ) NON USCIREMO DALLA CRISI; ANZI SI PEGGIORERA’.

lunedì 11 gennaio 2010

Il pianto ed il riso - art. 16

Rieccoci dopo una pausa che mi ha portato di nuovo in Senegal. Rientro infatti da una spedizione lampo legata alla raccolta fondi, di cui spero di raccontarvi in futuro.

Nell'augurarvi un buon inizio anno a tutti vi invito al Cineforum Gattarossa 2010 su giovani e lavoro. Vi attendiamo numerosi.
FILM FESTIVAL 2010
CHI NON LAVORA FA L'AMORE

“ e si chiedono perché ci rifiutiamo di lavorare 80 ore
la settimana per poterci poi permettere le loro Bmw,
perché non ci interessa la controcultura che hanno inventato,
come se non li vedessimo svendere la loro rivoluzione
per una bella tuta firmata. Mi resta una domanda.
Che cosa faremo domani? Come possiamo riparare
a tutti i guasti che abbiamo ereditato?
Cari colleghi, la risposta è ... NON LO SO!”
(dal film “Giovani, carini e disoccupati)

13 GENNAIO
Si può fare
di Giulio Manfredonia - Italia 2008
Nello è un sindacalista dalle idee troppo avanzate. Ritenuto scomodo all'interno del sindacato gli viene avvidata la direzione della Cooperativa 180, un'associazione di malati di mente. Scovate in ognuno di loro delle potenzialità, decide di coinvolgerli in un lavoro di squadra. andando contro lo scetticismo del medico psichiatra che li ha in cura.
27 GENNAIO
Santa Maradona
di Marco Ponti - Italia 2001
Andrea vive a Torino, si è appena laureato, passa da un colloquio di lavoro all'altro, divide l'appartamento con Bart. La vita scorre piatta, anzi, proprio nel nulla. Poi appare la bruna Dolores (Caprioli), ed è amore a prima vista con Andrea. Ma ecco che inibizioni e incomprensioni riprecipitano tutto come prima. Alla fine però ecco un sussulto: mai arrendersi, lottare.

10 FEBBRAIO
Non pensarci
di Gianni Zanasi – Italia 2007
Un chitarrista rock di 35 anni trasferitosi a Roma per sfondare, sbarca il lunario tra un concerto e l'altro sognando di incidere un disco. Decide di tornare nella natìa Rimini, da dove manca da quattro anni. Si imbatterà però in un quadretto familiare tutt'altro che idilliaco. Ma tra crisi di nervi, liti, frustrazioni e rivelazioni scottanti, la solidarietà familiare può ancora riservare qualche sorpresa.

24 FEBBRAIO
Tutta la vita davanti
di Paolo Virzì. Italia 2008
Nella una periferia romana si ritrova, Marta, ventiquattrenne siciliana trapiantata a Roma neolaureata con lode in filosofia. Inizia il suo viaggio in un mondo alieno, quello dei tanti giovani, carini e "precariamente occupati" italiani. Un mondo plasticamente sorridente e spaventato, in cui vittime (giovani precari pieni di speranze) e carnefici sono accumunati da una stessa ansia per il futuro che si tramuta in folle disperazione.
10 MARZO
Generazione 1000 euro
di Massimo Venier – Italia 2008
A Milano un gruppo di giovani neolaureati galleggia nell'orbita dell'instabilità esistenziale. Matteo, che si definisce un luogo comune, è un genio della matematica; nelle vesti di "cultore della materia" tiene lezioni sull'insostenibilità di Gödel, ma per tirare a campare lavora nel reparto marketing. L'amico Francesco mette in pratica la sua passione per la settima arte facendo il proiezionista in un cinema d'essay e osserva la vita come se fosse un film.

Le proiezioni si terranno presso la Casa per la non violenza Via Spagna, 8 – Verona quartiere San Zeno alle ore 20.30


L’ingresso è GRATUITO

sabato 9 gennaio 2010

Servizi bancari e notizie economiche Art. 19

Controversie con la banca?
Adesso c’è l’arbitro bancario finanziario

Problemi con la tua banca per questioni legate alla gestione di conto corrente, bancomat o carta di credito? Dal 15 ottobre puoi gestire qualsiasi tipo di controversia attraverso il cosiddetto "arbitro bancario finanziario", un nuovo sistema di risoluzione stragiudiziale - cioè che non ricorre alla normale giustizia italiana - che ha preso il posto dell’ombudsman.
È stata la Banca d’Italia a istituire il nuovo sistema il giugno scorso e si tratta di una novità importante visto che gli intermediari finanziari devono sottostare al suo giudizio.
Il nuovo sistema coinvolge tutti gli intermediari:
• banche,
• intermediari finanziari,
• istituti di moneta elettronica,
• Poste italiane per l'attività di bancoposta.
Tutti i soggetti che svolgono attività bancaria nei confronti del pubblico sono, infatti, obbligati ad aderire a questa istituzione, accentrata presso la Banca d’Italia, che avrà il compito di decidere in merito alle contestazioni con procedure che garantiscano rapidità, economicità delle soluzioni ed effettività della tutela del cliente. Il ricorso all’Abf è gratuito per il cliente, a parte 20 euro di contributo per le spese.
In vigore da ottobre, fino a 100mila euro
L’Abf ha il compito di risolvere le controversie in materia di operazioni e servizi bancari e finanziari. Potranno essere sottoposte all’Arbitro Bancario Finanziario tutte le controversie che hanno come oggetto l’accertamento di diritti, obblighi e facoltà purché:
• la richiesta del ricorrente non superi i 100.000 euro,
• riguardino operazioni svolte dopo il primo gennaio 2007. Da poco tempo sono stati nominati i componenti dei tre collegi di Abf creati in Italia, a Milano, Roma e Napoli, quindi il nuovo sistema può entrare in azione. Per ogni collegio, Bankitalia ha attribuito un presidente e due giudici, uno si occuperà delle controversie tra banca e consumatore, l’altro tra banca e professionisti/imprenditori. Oltre ai membri nominati dalla banca centrale faranno parte dell’organismo anche:
• un rappresentante delle associazioni dei clienti,
• un rappresentante degli intermediari finanziari. La competenza dei collegi dipende dal luogo di domicilio del cliente:
• Milano è competente per i ricorsi presentati da clienti domiciliati in Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria ed Emilia-Romagna;
• Roma in Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Sardegna e clienti con domicilio in uno Stato estero;
• Napoli in Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia.
Come e quando presentare il ricorso
Prima di rivolgerti all’Abf devi presentare un formale reclamo (in forma scritta attraverso una raccomandata, un fax o una e-mail) nei confronti dell’intermediario. In caso di esito negativo o di mancata risposta entro 30 giorni, puoi avviare la procedura. Ma senza perdere troppo tempo: non è più possibile fare ricorso all’Abf se sono trascorsi oltre 12 mesi dalla presentazione del reclamo.
Il ricorso:
deve essere presentato utilizzando i moduli scaricabili dal sito dell’Abf e distribuiti anche dalle filiali della Banca d’Italia aperte al pubblico;
• deve essere consegnato personalmente o inviato alla segreteria tecnica del collegio della zona di competenza oppure può essere consegnato personalmente o inviato a qualunque filiale Banca d’Italia;
• deve essere inviato in copia anche alla banca.
Tempi rapidi
Il collegio si pronuncia entro 60 giorni dalla data in cui l’intermediario ha presentato le controdeduzioni. La decisione ti sarà comunicata entro 30 giorni e l’intermediario avrà altri 30 giorni per attuarla. Se non lo fa, sarà data pubblicità dell’inadempimento attraverso la pubblicazione sul sito internet della Banca d’Italia, di quello dell’Abf e su due quotidiani ad ampia tiratura, con i costi a carico dell’intermediario. Ricorda che comunque hai sempre la possibilità di ricorrere all’autorità giudiziaria o di tentare la strada della conciliazione: il ricorso all’Abf nel primo caso è estinto e nel secondo è sospeso.

venerdì 1 gennaio 2010

Servizi bancari e notizie economiche Art. 18

CRISI: CHI ASCOLTERA’ L’ISAE, IN MERITO ALLE SUE INDAGINI SULLA FIDUCIA ?


OLTRE AD AVERE LA MAGGIORANZA POLITICA ALLA CAMERA E AL SENATO QUESTO GOVERNO HA BISOGNO ANCHE DEL SUPPORTO DELL' ISAE ?

L'ISAE è un ente pubblico di ricerca che svolge principalmente analisi e studi a supporto delle decisioni di politica economica e sociale del Governo, del Parlamento e delle Pubbliche Amministrazioni. L'ISAE effettua, anche attraverso accordi e convenzioni con soggetti pubblici e privati, indagini presso imprese e famiglie, previsioni macroeconomiche, analisi nazionali ed internazionali e studi di macro e microeconomia della finanza pubblica. Vengono esaminate inoltre le politiche economiche di regolamentazione e le tematiche ambientali.


Chi saranno gli italiani intervistati dall’Isae,che esprimono ottimismo sulla fiducia dei consumatori con gli indici saliti a 113,7 da 112,8, posizionandosi sui valori più elevati dal luglio 2002 ?
Saranno forse i Co.co.pro,che dopo aver perso il lavoro flessibile,sono stati indennizzati dal Governo con un assegno di 140 euro al mese,insufficienti neppure per vivere sotto i ponti e per soli 12 mesi o i pensionati che hanno ricevuto tredicesime falcidiate dall’aumento inopinato della pressione fiscale,che il Governo aveva promesso di diminuire ? Oppure le 700.000 famiglie prive di ammortizzatori sociali, che hanno perso il posto di lavoro e non sanno più a che santo votarsi ?. O i ricercatori dell’Ispra messi sul lastrico per precise responsabilità del governo dopo i consistenti tagli ai fondi per la ricerca ? O forse gli operai di Termini Imerese e Pomigliano d’Arco, lasciati in mezzo ad una strada,quelli della Yamaha, appena scesi dai tetti congelati,o migliaia di lavoratori di Agile ed Eutelia, con società saccheggiate, spolpate e trasferite, nel totale disinteresse della Consob che aveva l’obbligo di vigilare preventivamente sulle società quotate, nei trust di società ubicate nei sotterranei della periferia londinese e che stanno manifestando in queste ore a Roma, per difendere il loro posto di lavoro e che non ricevono la paga dal giugno scorso ?
Saranno certamente le centinaia di migliaia di viaggiatori bloccati ed infreddoliti da un evento climatico prevedibile ed ordinario, ai quali l’ineffabile amministratore delegato delle ferrovie, invece di chiedere scusa e rimborsare per i danni patiti almeno il costo del biglietto,ha chiesto loro di portarsi le coperte,i panini e le bibite, che dovrebbero essere forniti obbligatoriamente dall’azienda pubblica di trasporto ? Oppure gli utenti dei capitani coraggiosi di Alitalia,il cui salvataggio è stato addossato alla fiscalità generale per 3 miliardi di euro, imprigionati nelle carlinghe per ore senza sapere se e quando sarebbero partiti ?
L’Isae avrà certamente intervistato i viaggiatori dei traghetti bloccati in queste ore nei porti e quelli di Trenitalia che hanno accumulato 700 minuti di ritardo per un tragitto che richiede meno di 7 ore,dopo aver aumentato i costi dei biglietti del 30,2 per cento ? Oppure i passeggeri che si vedranno aumentare i costi dei biglietti aerei di 3 euro a partire dal 1 gennaio 2010, o i lavoratori licenziati che per fare ricorso in Cassazione dovranno pagare 103,30 euro senza neppure la compensazione delle spese legali, oppure 1.250.000 automobilisti,ai quali la finanziaria chiede un balzello superiore a 50 euro qualora osano fare ricorso al Giudice di pace per impugnare una multa di 45 euro ?
Il senatore Elio Lannutti,capogruppo IDV nella commissione Finanze del Senato è certo che gli intervistati che esprimono ottimismo sulla situazione economica del Paese, non possono essere lavoratori,pensionati e famiglie saccheggiate da una politica economica fallimentare, ma i soliti banchieri che continuano a godere di vasti privilegi e di contiguità anche di ordine istituzionale, senza pagare il conto sulla grave crisi e sui disastri provocati; i gestori degli aeroporti,che rastrellano i soldi per investire dalle tasche pubbliche e dei passeggeri, per staccare fior di dividendi e profitti privati, i capitani coraggiosi beneficati dal governo, gli evasori fiscali, i riciclatori di denaro sporco ed i numerosi trafficanti, che con l’obolo del 5% possono brindare ad uno scudo fiscale criminale.

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