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lunedì 8 marzo 2010

Il pianto ed il riso - art. 17

L'oblio dell'indignazione

Ho resisto a lungo prima di concedermi la libertà di queste riflessioni. La routine quotidiana, la semplice stressante vita di tutti i giorni non ha bisogno di essere avvelenata da un mondo che sembra così distante, dunque ho titubato a lungo ma, infine, la volontà di urlare tutta l'indignazione ha avuto la meglio.
Il mio ribollire è frutto della continua erosione dei cardini della nostra povera democrazia. Non riesco a non essere retorico innanzi alla sfrontata prepotenza messa in campo da questi servi del sultano.
Per quanto tutto ciò, ahimè da tempo, abbia delineato un triste scenario politico di corruzione e malaffare, la mia indignazione è rivolta verso il torpore della gente che mi circonda, dell'indifferenza, del lasciarsi cullare dall'ignoranza e dalla superficialità.
Il dl "salva-liste-escluse" di queste ultime ore, il sistema di corruzione legato alla Protezione Civile, ai beni culturali, gli interessi di mafia legate al Sen. Di Girolamo, il bavaglio all'informazione pubblica (non libera)... l'elenco è purtroppo interminabile. La mia rabbia più grande non è per questi scempi ma per l'incapacità, o meglio, la non volontà di interessarsene, di capire.

Da tempo i sociologi hanno celebrato la morte dell'opinione pubblica, per mano della tv, del consumismo, dell'individualismo.. ma siamo certi che sia proprio così?
Il disfattismo è facile e contagioso ma per quanto ci si senta impotenti e soli nell'indignazione molto spesso basta alzare gli occhi e guardarsi attorno, alzarsi in piedi e dare voce al dissenso.
E allora ricominciamo da zero, iniziamo a parlarne partendo da l'ultima "perla":
Il decreto legge "interpretativo" per riammetttere le liste elettorale escluse per difetto di forma perchè ci deve indignare?
Per tre ordini di ragioni, due di natura strettamente giuridica, una di principio.
1. Lg 400/88 art.15 co. 2 b) Il Governo non può, mediante decreto-legge provvedere nelle materie indicate nell'articolo 72 quarto comma della Costituzione (materia costituzionale ed ELETTORALE).
2. Per chi non lo sapesse ancora nella prossima tornata elettorale si voteranno i nuovi consigli regionali per tale ragione, è evidente che la competenza della materia elettorale regionale è esclusivamente dei consigli regionali (su questa ragione è fondato il conflitto di attribuzioni sollevato dalla regione Lazio).
3. Forse è LA RAGIONE. Si tratta di constatare che non è tollerabile un cambio delle regole a competizione iniziata. Non si tratta di radicalizzare il formalismo ed esasperare la burocrazia ma di accettare l'idea che la legge offre la garanzia di imparzialità e uguaglianza.
L'esclusione non è dovuta alla legge ma al suo mancato rispetto. Gli esempi si sprecano ovviamente, ma la domanda fondamentale è: il cittadino comune può ribellarsi ad una multa perchè andava di fretta? può invocare il legittimo impegno lavorativo per giustificare la bolletta non pagata? può invocare sempre lo stato di eccezionalità ad personam e richiedere un salvacondotto, una sanatoria speciale personale?
Ovviamente la domanda è retorica, tutto ciò non è pensabile e la vita reale ne dà conto ad ognuno di noi.
Lo sprezzo per le regole è dunque palese e con ciò si violano l'uguaglianza e l'imparzialità, importanti sempre, importantissime in materia elettorale. L'uguaglianza. In passato, quante sono state le esclusioni dalle elezioni di candidati e liste, per gli stessi motivi di oggi? Chi ha protestato? Tantomeno: chi ha mai pensato che si dovessero rivedere le regole per ammetterle? La legge garantiva l'uguaglianza nella partecipazione. Si dice: ma qui è questione del "principale contendente". Il tarlo sta proprio in quel "principale". Nelle elezioni non ci sono "principali" a priori. Come devono sentirsi i "secondari"? L'argomento del principale contendente è preoccupante. Il fatto che sia stato preso per buono mostra il virus che è entrato nelle nostre coscienze: il numero, la forza del numero determina un plusvalore in tema di diritti.
Non esiste la sanatoria data dal consenso, che sia chiaro, NON ESISTE LA DEROGA VOLUTA DALLA MAGGIORANZA.
Mi associo dunque a Zagrebelsky: "Questa vicenda è il degno risultato di un atteggiamento sbagliato che per anni è stato tollerato. Abbiamo perso il significato della legge. Vorrei dire: della Legge con la maiuscola. Le leggi sono state piegate a interessi partigiani perché chi dispone della forza dei numeri ritiene di poter piegare a fini propri, anche privati, il più pubblico di tutti gli atti: la legge, appunto. Si è troppo tollerato e la somma degli abusi ha quasi creato una mentalità: che la legge possa rendere lecito ciò che più ci piace".
Che fare dunque? Tanto per cominciare informiamoci e poi informiamo ed insegnamo ad informare. Emergiamo da questo brodo di ignoranza perchè non tutto è uguale. Rendiamoci consapevoli che sta a noi decidere se ritirarci nella nostra dimensione individuale e pagarne poi le conseguenze e allora...
Spiazziamoli. Non sbagliamo la mira. Non cadiamo nel tranello, di nuovo, di assegnare ad altri - peggio che mai ad uno solo - compiti, colpe, responsabilità. La storia è nelle nostre mani e si cambia in un solo modo: non coi decreti ma col voto. (Concita De Gregorio)

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