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sabato 31 ottobre 2009
Giornalismo alla sbarra - Art.16
"So che molti di voi sono interessati al giornalismo e ai mezzi di comunicazione. Io questa passione ho cominciato a coltivarla già dal ginnasio, non ho mai voluto far altro che il giornalista, con gran disperazione di mio padre. Lui, da bravo preside di un liceo, lo considerava con molto disprezzo come un mestiere piuttosto aleatorio.
Ma il giornalismo è stato la grande vocazione della mia vita. Vi confesso però che, sebbene abbia amato e continui ad amare questo mestiere, non posso consigliare a nessun giovane di intraprenderlo oggi, perché credo che il giornalismo sia ormai al capolinea.
Dovrebbe trasformarsi completamente, in un senso che non so prevedere. Sono attaccato a dei ricordi e provengo da una certa scuola, e a quest’età mi è molto difficile pensare a qualcosa di diverso. Spero per voi che abbia luogo una trasformazione completa, che tenga conto dei fatti gravi accaduti nel tempo - tra cui molte colpe e deviazioni dei giornalisti -, dell’ingresso di tecnologie nuove, di tutto un ribaltamento del costume. Il giornalismo classico, dal quale non mi saprei mai distaccare, è impossibile che si possa adeguare.
Quando cominciai, circa 60 anni fa, avevamo come tocco tecnologico la macchina da scrivere Olivetti Lettera 22, sulla quale continuo a scrivere. Non la producono più, per questo ne ho accaparrate presso gli antiquari cinque, che ho dislocato in vari punti. Oltre questo non posso andare. Io il fax non lo so usare, una cara persona se ne occupa per me, altrimenti non saprei neanche infilare il foglio. Noi giornalisti dobbiamo fare i conti con un nemico mortale. Anziché combatterlo, ci siamo messi al suo servizio: è la televisione. Ho le stesse idee di Popper, la televisione è la più grossa iattura che potesse capitarci, perché è stata utilizzata in modo tale da esserlo. I giornali sono diventati i megafoni della televisione, per questo troviamo titoli a otto o nove colonne su Pippo Baudo o la Parietti. La televisione potrebbe essere un grande strumento di cultura, ma non lo è. Questi però sono affari suoi. Ciò che è affar nostro è di esserci messi a fare i megafoni, copiandone anche i costumi e riconoscendone la supremazia.
L’Italia, oltre ad aver sempre mescolato il serio con il futile, ha sempre preso il futile come l'unica cosa seria. E noi non facciamo che adeguarci, portando agli eccessi questa perversione del nostro costume. Ma c’è di peggio. La televisione insegna ed apre la strada al protagonismo, che portato nel giornalismo ha effetti catastrofici. La televisione aizza quel pessimo incentivo tipico dei cattivi giornalisti, la ricerca a tutti i costi dello scoop. Se qualcuno di voi vorrà fare questo mestiere, sfuggite alla tentazione dello scoop! Ricordate che esso è la scorciatoia dei somari. Consente di arrivare prima, ma male. Il pubblico è uno strano animale, sembra uno che capisce poco ma si ricorda, e se vi giocate la sua fiducia siete perduti. Questa fiducia bisogna conquistarsela seriamente e faticosamente, giorno per giorno. Questo non ci mette al riparo dall’errore, ma impone l’obbligo di denunziare noi stessi, quando ci accorgiamo dell’errore, e di chiedere scusa al lettore. Se volete fare questo mestiere, ricordatevelo bene. È un mestiere che richiede molta umiltà, molta, e il protagonismo è in contrasto con questa legge fondamentale.
Oggi io vedo i direttori nuovi. Sono bravissimi, intendiamoci, hanno tra i 40 e i 50 anni, potrebbero essere miei figli. Ma non stanno in direzione, li ho sotto gli occhi, stanno nell’ufficio marketing, perché la cosa fondamentale di un giornale è la cosiddetta audience. L’audience procura pubblicità, perché un giornale non deve solo vivere, ma deve anche produrre soldi, soprattutto se vuole essere indipendente. Un giornale che deve chiedere soldi a qualcuno è per forza di cose suo servo. Io ho perso la Voce perché non riuscii a portarlo in attivo. È l’audience nelle sue forme più volgari che ci obbliga a involgarire il giornale, che per stampare deve battere questa strada. Questa strada però non ci conduce a niente. Noi avremo un giornalismo sempre peggiore perché sempre più in cerca di audience, sempre più in cerca di pubblicità e quindi sempre più portato ad assecondare i peggiori gusti del pubblico, invece di correggerli. Intendiamoci, il pubblico è sempre il nostro padrone, non si può prenderlo di petto ma lo si deve educare. Senza mostrarlo però, perché non c’è niente di peggio degli atteggiamenti da mentori. Non so se il giornalismo è capace di compiere un’evoluzione in questo senso, ma io non ne vedo i segni. Se io avessi 40 anni di meno, tenterei di nuovo di fare un giornale. Ora qualcuno si meraviglierà, ma seguirei la strada aperta dal mio arcinemico Ferrara con il Foglio. Quel giornale è probabilmente ciò che avrei dovuto fare io con la Voce, che non ebbi la forza e la possibilità di fare. Un giornale che adeguasse immediatamente i suoi mezzi ai costi, con poche pagine, che potesse fare a meno di gran parte della pubblicità, con dei giornalisti - ahimé - pagati poco. Ma noi siamo sempre pagati poco, questo mestiere non si fa per i soldi. Anzi, se incontrate un giornalista ricco, diffidatene. Il giornalismo non conduce alla ricchezza, può condurre al benessere, per carità. Io non mi lamento affatto, ho quanto mi basta e anche di più per campare bene. Ma il giornalista ricco è un giornalista che puzza perché si è servito del mestiere per raggiungere altri obiettivi. Un giornalista che si asservisce al mestiere - chiedendo scusa al procuratore Maddalena - lo fucilerei.
Come vedete non vi porto buone notizie, però, a questo punto, devo dirvi anche un'altra cosa. Avrò forse fatto un mestiere sbagliato, ma non lo rimpiango. Credo che il giornalismo in Italia abbia svolto una missione, quella di strappare la cultura italiana ai suoi fortilizi, alle sue cosche mafiose. Chiedo scusa di ricambiare così male la vostra ospitalità, ma devo dirvi che il giornalismo questo compito lo ha assolto per decenni, portando la cultura in mezzo al pubblico. La cultura italiana ne aveva un gran bisogno, perché non sa parlare al pubblico. Ha un linguaggio suo, intraducibile nel linguaggio comune. Forse voi sapete che io non ho molto di che compiacermi del ‘68 e di ciò che ho fatto lì, perché porto ancora addosso i segni e le tracce, ma, i moventi lontani di quei ragazzi che mi misero addosso un bel mucchio di pallottole, forse se avessi avuto la loro età li avrei condivisi. Mi sarei certamente allontanato perché il modo in cui volevano rifare le cose era sbagliato, ma qualcosa c’era. Nella ribellione a un certo modo baronale di intendere la cultura, qualcosa di giusto c’è.
Chi di voi vorrà fare questo mestiere, si ricordi di scegliere il proprio padrone, il lettore. Si metta al suo servizio e parli la sua lingua, non quella dell’accademia. Porti la cultura dell’accademia alla comprensione. Badate che questo è stato il più grave dei tradimenti commessi in Italia, e ne sono stati commessi parecchi. Volete le prove? Prendete un qualsiasi scritto di chiunque dell’Italia del ‘700 e mettetelo a confronto con le pagine dell’enciclopedia francese. Le pagine di Voltaire, di D'Alembert, sono chiare e limpide, tutto si capisce. Nelle altre non si capisce nulla: lingua togata, irreale, del principe. Lingua di cultura al servizio del signore, che poi è diventato partito. E quindi è anche peggiorata, perché era meglio servire un duca o un cardinale che un partito. Era meno ignobile, anche se era ignobile anche quello. Ricordatevi che la cultura in Italia non si è mai diffusa, quel poco che è stato fatto è stato fatto dal giornalismo. Se volete fare questo mestiere, questo è l’impegno che dovete assolvere. Per farlo non c’è sofferenza che ve ne possa sconsigliare, e questo mestiere è bellissimo. Non conduce a niente ma è bellissimo. Il giornalismo si fa per il giornalismo, e per nessun’altra cosa."
GRANDE UOMO DI MONDO E GRANDE GIORNALISTA.
UN ESEMPIO.
Servizi bancari e notizie economiche Art. 11
Pensare Globale, Agire Locale - Art. 13
Tratto da www.j4u.provincia.vr.it:
Occupazione nel Veneto
Il notevole calo di assunzioni conferma le difficoltà congiunturali dell'economia, anche nell'area veneta: il dato lo fornisce l'agenzia regionale Veneto Lavoro, rivelando come nel periodo compreso tra aprile e agosto del 2008 le aziende abbiano assunto oltre il 14% in meno dell'anno prima.E' pesantissima la flessione dei contratti a tempo indeterminato (superiore al 29%); paga anche il ricorso alla somministrazione (-20,48%) e quello all'apprendistato (-9,3%) mentre resta stabile il tempo determinato (-0,07%) che si conferma, nel territorio considerato, la forma contrattuale più utilizzata (con oltre 57mila persone assunte in cinque mesi).Guardando ai settori il calo è molto concentrato nel settore manifatturiero (-20,86%) ma non risparmia neppure l'agricoltura (-20,52%) pur con numeri assoluti molto più contenuti e i servizi (-6,03).Un'altra aggravante rispetto al quadro fornito da Veneto Lavoro riguarda l'evidente accelerazione del calo di assunzioni da aprile ad agosto mentre non muta il fatto che la tendenza abbia interessato tanto gli italiani che gli stranieri e abbia riguardato sia le assunzioni di personale femminile che di personale maschile. Per altro verso le donne risultano destinatarie del maggior volume di assunzioni a part time.I dati sui flussi possono essere interpretati come un ulteriore segnale che testimonia come la fase congiunturale che stiamo attraversando sia poco brillante, già da mesi.Del resto sono coerenti con diversi dati, già disponibili sul mercato del lavoro regionale, in particolare con i dati sul ricorso agli ammortizzatori sociali e sulla crescita della disoccupazione.Il rallentamento delle assunzioni peraltro non permette di ricavarne immediatamente la notizia di una caduta occupazionale: esso, infatti, potrebbe essere assorbito completamente dal rallentamento del turn-over, fenomeno tipico, del resto, dei momenti bassi del ciclo, quando si contrae anche la mobilità volontaria dei lavoratori.L'unico elemento di dubbio, rispetto ad un calo di robuste dimensioni, riguarda lo scostamento rispetto ai dati Istat della rilevazione sulle forze di lavoro che, puntualizza l'agenzia regionale veneta, indicano ancora un aumento dell'occupazione dipendente riferita al secondo trimestre del 2008.Tuttavia, come segnalato dall'Istat, tale incremento a livello nazionale (e quindi si può presumere anche a livello regionale) è praticamente tutto ascrivibile all'occupazione straniera (che emerge nelle statistiche sulle forze di lavoro in ritardo rispetto a quanto può accadere nei dati amministrativi ) ed alla crescita del part time (che ritroviamo anche nella dinamica dei flussi amministrativi).
Tratto da http://www.vr.camcom.it:
Rapporto 2009 sull'economia veronese - sintesi
Le imprese – Nel 2008 la struttura produttiva della provincia di Verona – dopo una serie di anni contrassegnati da risultati positivi – ha risentito della difficile situazione economica internazionale e nazionale. Al 31 dicembre 2008, le imprese registrate alla Camera di Commercio di Verona erano 100.284, in calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente del –0,4%. Sostanzialmente si equivalgono il tasso di natalità e quello di mortalità (entrambi pari a 6,6%), determinando nell’anno un tasso di sviluppo pari a zero. In valori assoluti, nel 2008 si registrano 507 iscrizioni in meno rispetto all’anno precedente e 93 cessazioni in più.
L’analisi dello stock di imprese registrate evidenzia, sotto il profilo settoriale, una diminuzione su base annuale del numero di imprese agricole del 2,7%. Diminuiscono anche le imprese manifatturiere (-1,9%) e, nel terziario, quelle del settore “trasporti, magazzinaggio e comunicazioni”(-1,4%) e dell’intermediazione monetaria e finanziaria (-1%).
Dinamiche positive, anche se in alcuni casi con tassi di crescita ridimensionati rispetto agli anni precedenti, si sono al contrario registrate per il settore delle costruzioni (+0,4%), per gli “alberghi e ristoranti” (+0,7%), per le “attività immobiliari, noleggio, informatica e ricerca” (+2,8%), per gli “altri servizi pubblici, sociali e personali” (+1,7%). Aumentano anche le imprese del settore istruzione (+5,7%) e della sanità e altri servizi sociali (+2,5%). Stabile il numero di imprese del commercio.
Dal punto di vista della struttura d’impresa, si evidenzia come, rispetto al 2007, siano in aumento le società di capitale e le “altre forme” (cooperative, consorzi, ecc.). Diminuiscono al contrario le società di persone e, soprattutto, le imprese individuali.
Le imprese artigiane registrate alla Camera di Commercio di Verona al 31 dicembre 2008 sono 29.330, il 29% del totale delle imprese veronesi, in calo rispetto al 2007 dello 0,9%.
Il mercato del lavoro – Secondo l’Istat, nel 2008 il tasso di disoccupazione risulta in crescita: 3,8%, superiore al dato del 2007, pari a 3,4%. La tendenza all’aumento del tasso di disoccupazione è in linea con quanto si è verificato a livello regionale (dal 3,3% del 2007 al 3,5% del 2008) e a livello nazionale (dal 6,1% al 6,7%).
Le ore di Cassa Integrazione Guadagni (ordinaria più straordinaria) autorizzata ha segnato complessivamente un +9,7%. Verona è stata nel 2008 la provincia del Veneto che ha registrato il minor numero di ore autorizzate.
Le esportazioni - Secondo i primi dati dell’ISTAT, Verona, che si conferma anche nel 2008 terza provincia del Veneto e undicesima provincia italiana per valore delle esportazioni, registra - dopo una lunga serie di risultati positivi (interrotta solo nel 2004) - una lieve diminuzione dell’export rispetto al 2007 (-0,7%, per un valore pari a 8,3 miliardi di Euro).
La tradizionale polisettorialità che caratterizza l’economia veronese, favorendo una certa diversificazione delle produzioni, ha determinato complessivamente una diminuzione tra le meno pesanti a livello regionale. A fronte della situazione di difficoltà di alcune produzioni (marmo, calzature, mobili), per le quali si evidenzia già da anni un trend negativo, si registrano performance positive per altri tradizionali prodotti del “Made in Verona” (macchinari, bevande, prodotti dell’agricoltura, prodotti alimentari), grazie ai quali Verona si trova in posizione di leadership a livello nazionale.
Altri indicatori economici provinciali – Secondo l’indagine VenetoCongiuntura condotta da Unioncamere Veneto, il quarto trimestre del 2008 delle imprese manifatturiere veronesi con almeno due addetti si chiude con un calo della produzione e del fatturato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno pari rispettivamente a –4,6% e del –3,9%. I cali maggiori si sono verificati nelle imprese più piccole (da 2 a 9 addetti): per esse si evidenzia una diminuzione su base annua di produzione e fatturato rispettivamente del 7,8 e del 7,9%.
In questo trimestre sono risultati negativi anche i dati relativi alle imprese con più di 10 addetti. A livello tendenziale i dati evidenziano complessivamente un calo della produzione (-4,2%), e del fatturato (-3,4%).
I primi dati del 2009 - Lo stock di imprese registrate al Registro delle Imprese alla fine del trimestre del 2009 è diminuito, rispetto allo stesso periodo del 2008, dello 0,5%, il numero di imprese artigiane ha registrato un calo dell’1%. Sul fronte dell’occupazione, si evidenzia come nei primi cinque mesi dell’anno le ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni (ordinaria + straordinaria) siano cresciute, rispetto allo stesso periodo del 2008 del 434,1%. Verona resta comunque la provincia veneta con il minor numero di ore autorizzate ( da gennaio a maggio 1.350.189 in tutto) e a livello nazionale, con riferimento al primo trimestre 2009, Verona occupa il 97° posto tra le province italiane per utilizzo di CIG.
giovedì 29 ottobre 2009
Filo Diretto Con i Giovani - Art. 15
Missione Pianeta Verde - Art. 15
Per l’articolo di oggi ripropongo un articolo pubblicato l’11 maggio 2007 da PeaceReporter intitolato “Chiquita in cerca di riscatto”, che spiega egregiamente i rapporti tra la multinazionale americana delle banane e i paramilitari colombiani.
La multinazionale dal bollino blu spiega perché ha pagato 1.700.000 dollari ai paramilitari colombiani.
“Chiquita Brand, la multinazionale statunitense delle banane 'dieci e lode', ha pagato oltre 1.700.000 dollari ai paramilitari dell'Autodifesa Unita della Colombia, il gruppo di estrema destra fondato da Salvatore Mancuso, il re del narcotraffico. Lo hanno ammesso i suoi rappresentanti davanti al Tribunale federale di Washington, che l'ha condannata a una pena pecuniaria di 25 milioni di dollari”. Così cominciava l'articolo di PeaceReporter su quanto accaduto in Colombia all'azienda Usa, con sedi in tutto il mondo e campi coltivati nei paesi più fertili. Ma a spiegarci perché una potenza economica che dà lavoro a 26 mila persone abbia dovuto cedere ai ricatti di paramilitari pronti a tutto, è direttamente il vice presidente dell'area Sud Europa della Chiquita Brand, Paolo Prudenziati.
Mea culpa. "Innanzitutto i pagamenti di Chiquita ai gruppi paramilitari in Colombia, in quel periodo di grande violenza e insicurezza, avevano un unico scopo: proteggere la vita dei nostri lavoratori, in una fase in cui rapine e omicidi erano frequenti e in un contesto in cui le autorità governative non erano in grado di garantire sicurezza e protezione – spiega Prudenziati a PeaceReporter - Chiquita ha volontariamente rivelato questa situazione al Dipartimento di Giustizia nel 2003, subito dopo che i vertici dell’azienda avevano preso atto che lo Statuto Americano era cambiato, decretando che ogni pagamento ad organizzazioni simili, da quel momento in poi, avrebbe costituito un reato. A nostra conoscenza, Chiquita è l’unica azienda ad avere dichiarato volontariamente questa circostanza al Dipartimento”.
Indagini. Chiquita ha raggiunto un accordo con il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America, in relazione ai pagamenti a organizzazioni paramilitari operanti in Colombia, effettuati dalla ex società controllata da Chiquita, “Banadex”. Sulla base del patteggiamento, Chiquita pagherà in cinque anni una multa di 25 milioni di dollari, essendosi dichiarata colpevole di avere violato la legge degli Stati Uniti per avere effettuato, dal 2001 al 2004, pagamenti a entità affiliate con l’organizzazione “Autodefensas Unidas de Colombia” (AUC). Questa vicenda è stata oggetto d’indagine del Dipartimento di Giustizia, con la totale collaborazione di Chiquita, dopo che la stessa azienda ha volontariamente riferito sulla situazione nel 2003”.
I fatti. A testimonianza della gravità della situazione che la Colombia sta attraversando negli ultimi decenni, quale teatro di una guerra interna fra paramilitari reazionari (Autodifesa unita della Colombia, Auc) e guerriglieri rivoluzionari ispirati ai principi del marxismo (Forze armate rivoluzionarie della Colombia, Farc, ed Esercito di liberazione nazionale, Eln), che coinvolge senza distinzione civili e aziende in un gioco losco di ricatti e narcotraffico, Prudenzati fa riferimento al report del Dipartimento di Giustizia, di cui riporta la seguente significativa affermazione: “Castaño (leader delle Auc) ha inviato un messaggio in cui senza dirlo esplicitamente, faceva chiaramente intendere che il mancato pagamento avrebbe determinato danni fisici per il personale e le proprietà della Banadex”.
“Senza volere menzionare esplicitamente altre situazioni – spiega il responsabile di Chiquita - va ricordato che molte altre compagnie straniere hanno dovuto adottare misure straordinarie per proteggere i propri lavoratori, inclusa la sottomissione alle estorsioni e ciò a causa della gravità delle minacce alla sicurezza dei propri dipendenti”.
La vendita. Una situazione che ha costretto la multinazionale a lasciare il paese. “Nel 2004 – prosegue Paolo Prudenziati - Chiquita ha venduto le proprie terre, con una perdita sostanziale, allo scopo di districarsi da questo dilemma etico e legale. Le condizioni della vendita di queste terre sono state l’esito di un accordo con l’Unione globale dei sindacati dei lavoratori nel settore alimentare e delle banane, Iuf e Colsiba”. A comprare i terreni è stato Banacol, che ha accettato tutti i punti dell'accordo imposto da Chiquita, ossia mantenere i contratti collettivi negoziati fra Chiquita e il sindacato Sintrainagrom, che a sua volta dovrà continuare a essere rappresentativo per i lavoratori, e rispettare le certificazioni sulla sicurezza del ciboottenute da Chiquita. “Termini – tiene a precisare il portavoce - che sono stati correttamente implementati dai nuovi proprietari”.
Traffico di armi. “In alcuni recenti articoli – continua il vice presidente dell'area Sud Europa della multinazionale - la stampa ha parlato piuttosto impropriamente di implicazioni di Chiquita in un'illegale importazione di armi da parte del gruppo AUC nel 2001. Questo episodio è stato oggetto di approfondite indagini da parte del governo colombiano e delle autorità internazionali, inclusa l’Oas (Organization of American States). Le indagini non hanno evidenziato alcuna condotta illegale o malefatta da parte dell’azienda o dei suoi dipendenti. Un impiegato della Banadex è stato detenuto per un breve periodo, ma dopo un’approfondita indagine effettuata dal Procuratore generale colombiano, è stato rilasciato e completamente esonerato. Il governo di Bogotá, alla fine, ha messo sotto accusa quattro uffici doganali. Subito dopo avere appreso dell’incidente, Chiquita e Banadex hanno volontariamente deciso di non accettare più navi da carico per conto di terzi. Nessuna autorità legale ha ordinato o suggerito questo cambiamento”. Da quel momento fino alla vendita di Banadex, la Chiquita riferisce che l’azienda ha accettato solo navi da carico di sua proprietà o sotto la propria diretta gestione. Secondo la documentazione prodotta dall’Oas e dal Procuratore Generale colombiano, “non esiste nessun presupposto per queste erronee affermazioni”.
Il 7 giugno 2007 i familiari delle vittime dei paramilitari depositarono un ricorso di un miliardo di dollari contro la Chiquita. La denuncia è a nome di 144 persone che hanno avuto familiari uccisi dai gruppi di estrema destra tra il 1997 e il 2004, anni in cui la multinazionale ha fornito appoggi a questi gruppi.
Si tratta di un ricorso civile, in quanto la Chiquita aveva pagato precedentamente 25 milioni di multe al governo americano, senza aver però minimamente considerato un risarcimento alle famiglie colombiane. La multinazionale infatti aveva reclutato i paramilitari per garantire la propria sicurazza, consapevole che tra le attività dei paramilitari gli assassinii sono numerosi: ciò equivale ad appoggiare un gruppo armato fuori legge.
La cause è un’azione dimostrativa più che altro, perchè i paramilitari hanno ucciso negli ultimi 10 anni 10.000 persone, l’equivalente di tre volte le vittime dell’attacco alle Torri Gemelle.
martedì 27 ottobre 2009
Ri-Passaparola - Art.18
Strane influenze, neanche a dirlo, sempre dallo stesso interprete: Silvio Berlusconi.
Vorrei premettere l'articolo di oggi sulla puntata di ieri di Travaglio dedicando l'incipit ad una analisi logica di cio' che accade oggi nel cuore dello Stivale.
In qualunque scandalo, in qualunque faccenda poco chiara, in qualunque calunnia, offesa, insulto c'e' sempre di mezzo il Cavaliere.
Voglio dire: Non sarebbe forse ora che si provasse a capire che non si tratta di un accanimento ( cosa ne verrebbe di prolifico, escludendo querele e pignoramenti, ad un giornalista nel continuare a trattare dei fatti mettendoci dovutamente sempre di mezzo il Silvio nazionale) contro l'uomo piu' perseguitato della storia italiana ( chissa' perche'?), ma semplicemente di una constatazione veritiera dell'influenza trasversale che quest'uomo, nella sua storia politica e non, e' riuscito ad imprimere a personaggi ai qualsiasi fazione e di qualsiasi toga.
Chiusa la parentesi iniziale, partirei con l'approfondire l'argomento di Travaglio.
Debutta rimembrando la storia di Di Pietro, il quale nel 1994 aveva , a quanto pare, tutte le carte in tavola per poter mettere alle strette e addirittura "incastrare" Berlusconi. Quest'ultimo rinviera' continuamente le date degli interrogatori. Accanto a questo filone, c'era quello del caso Gorrini, il quale era un uomo oramai perduto e in preda alla galera per bancarotta, che stava facendo girar voce che presto' denaro a Di Pietro per agevolazioni in campo giudiziario. In realta', come poi si e' pronunciata anche la Procura di Brescia , Di Pietro e' stato scagionato da qualsiasi accusa, avvalorando la sua tesi iniziale nella quale sosteneva che quei 100 milioni e quella Mercedes di seconda mano arrivavano da un suo caro amico , Osvaldo Rocca, il quale era collega di Gorrini.
In quel periodo Cesare Previti, allora ministro della Difesa ma sempre negli affari di Giustizia, chiama Di Pietro informandolo di sinistre storie che girano sul suo conto.
Le solite notizie che alcuni sanno, e gli altri no.
Di Pietro poi si dimettera', a quel punto Berlusconi, vista la popolarita' indiscussa dell'ex pm gli proporra' una poltrona dalla sua parte. Di Pietro rifiuta per motivi politici e giudiziari, poiche' non sarebbe mai andato dalla parte di chi voleva condannare e non si sarebbe mai inoltrato in politica essendo sotto processo, per coerenza con cio' che disse tempi addietro.
Di Pietro verra' assolto e accettera' il ministero dei Lavori Pubblici dal governo del 96' di Romano Prodi.
Il parallelismo e' con Piero Marrazzo, nella cui storia recentissima si intrecciano scoop e notizie che, guarda a caso, sono sempre organi di proprieta' berlusconiana ad avere in mano. Non per chissa' quale caso, semplicemente perche' quando si hanno giornali, riviste , televisioni e via dicendo, e' pressoche' impossibile non poter approfittare di certe occasioni.
Il caso Marrazzo e' cosi riassunto: il governatore del Lazio si fa fotografare in compagnia di un trans e di presunta cocaina, cade al ricatto di quattro poliziotti di pessima professionalita'.
Questo video scandalo finisce nelle mani di Scarfone, uno che lavorava con Corona, il quale svolge il suo lavoro proponendo il filmino alle riviste di gossip. Oggi rifiuta, Chi, proprieta' Mondadori, ci fa un pensierino, nella persona di Signorini, pur rifiutando.
Chiaramente quel filmino viene visto dal Presidente del Consiglio, poiche' il suo giornale Chi ne ha avuta disponibilita', e avvisa personalmente Marrazzo di cio' che girava su di lui.
Non fosse che poi i carabinieri vengono a sapere di cio', e le difese convinte di Marrazzo si sciolgono miseramente.
Chi avra' confidato del videotape ai carabinieri del Ros, considerando che pochi intimi erano a conoscenza di tutto cio'?
Conclusioni non si possono tirare.
Gli indizi, solitamente, fanno le prove.
Ri-passaparola.
Immagine tratta da http://raissa.ilcannocchiale.it e fotomontata da fratellipolemici
lunedì 26 ottobre 2009
Video della settimana precedente (19-25 ottobre)
Descrizione video:
RaiNews spiega la recente vicenda che ha coinvolto Piero Marrazzo e le sue conseguenti dimissioni.
Questioni migranti - art. 10
Quando leggo articoli del genere mi faccio un sacco di domande cui preferei non rispondere.
Vorrei capire perché delle persone, che io e il diritto definiamo migranti, perché sono persone che stanno migrando, vengono definite dai giornalisti clandestini.
Mi piace pensare che sia per ignoranza, perché non sanno che quelli, tecnicamente, non sono ancora clandestini.
Temo invece che si tratti di un errore malizioso, teso a creare allarme e senso di insicurezza nel lettore che ingenuamente legge l'articolo.
Mi disgusta l'idea che dei grassi giornalisti nati dalla parte fortunata del mondo abbiano l'ardire e la faccia tosta di etichettare dei disperati come clandestini, come persone la cui vita è clandestina (mentre, al limite, si tratta di persone che fanno ingresso in Italia senza i documenti necessari).
domenica 25 ottobre 2009
Il Pianto ed il Riso – art. 9
Appuntamenti della settimana 26.10.09 - 01.11.09
Lunedì 26
- "Video della settimana precedente", scelto da Alain
- "Questioni migranti", a cura di Gloria
- "Passaparola" in diretta con Marco Travaglio, ore 14:00
Martedì 27
- "Ri-Passaparola", a cura di Franck
Mercoledì 28
- "Missione Pianeta Verde", a cura di Alain
Giovedì 29
- "Meet...Mitumba", a cura di Linda
- "Filo diretto con i giovani", a cura di ForumGiovaniVr
Venerdì 30
- "Pensare globale, Agire locale", a cura di Alain
Sabato 31
- "Giornalismo alla sbarra", a cura di Franck
- "Servizi bancari e notizie economiche", a cura di Massimo
Domenica 01
- "Il Pianto ed il Riso", a cura di Daniele
- "Appuntamenti della settimana 02.10.09-08.11.09", a cura di Alain
sabato 24 ottobre 2009
Servizi bancari e notizie economiche Art. 10
Ed anche la precisazione del portavoce di Charlie McCreevy, commissario europeo per il mercato unico,che rispondendo durante il briefing quotidiano, ad una domanda sul titolo di apertura dell'edizione odierna del Sole 24 Ore, il quale ha detto che non è vero che Bruxelles sta lavorando a questa ipotesi, è un toppa peggiore del buco. Oliver Drewes – portavoce di McCreevy, ha poi aggiunto che, in seguito alla crisi economico-finanziaria, è stata avviata in Europa una "discussione" sul modo in cui sarebbe possibile armonizzare i requisiti di capitale delle banche anche nel campo dei mutui. Questo perché esistono "regole molte regole diverse nei vari Paesi Ue" .Il portavoce del commissario vorrebbe far passare la scusante ad una vera e propria gaffe, che a causa della scadenza del mandato dell'attuale Commissione europea,il 31 ottobre prossimo e al momento viene pronosticata una sua proroga di almeno qualche mese al fine di poter insediare il nuovo esecutivo in base a quanto previsto dal trattato di Lisbona, che ci sarebbe una discussione su come migliorare i requisiti di capitale, "Ma per ora non c'é alcuna proposta.Non sarà questa Commissione a dover gestire le conseguenze politiche" di questa azione.Adusbef e Federconsumatori preoccupate ancora di più dalle smentite del portavoce,che confermano la discussione su una proposta demenziale,chiedono maggiori chiarimenti su eventuali direttive che determinano le libertà economiche di milioni di consumatori.
Continua a suscitare polemiche la proposta di direttiva europea sulla soglia massima al 40% per i prestiti relativi ai mutui. Sebbene non sia ancora stato formalizzato in provvedimento legislativo, si tratterebbe di un’iniziativa drastica per i futuri mutuatari. In Italia infatti la soglia di finanziamento attuale sui mutui immobiliari è fissata all’80% dell’intero valore d’acquisto. A finire al centro delle polemiche sarebbe la bozza di revisione alla direttiva Ue 2006/48/Ce sui requisiti patrimoniali.
L’obiettivo della ventilata direttiva sarebbe duplice: da un lato la riduzione dei rischi da credito e, dall’altro, il rafforzamento dei requisiti patrimoniali delle banche. Se oggi su un immobile del valore accertato di 200 mila euro, banche e intermediari finanziari possono erogare fino a 160mila euro, con il tetto del 40%, invece, sullo stesso immobile le banche potranno erogare fino a 80mila euro. La cifra eccedente dovrà essere garantita da polizze assicurative, con un inevitabile aggravio di costi a carico dei cittadini. Attualmente i restanti 40 mila euro possono essere coperti dalla banca stessa anche se ad un tasso più alto visto che lo stesso istituto è costretto a contrarre un’assicurazione. GLi addetti ai lavori denunciano l’iniquità del proveddimento nel caso in cui da ipotesi di scuola entri in vigore.A risentire infatti della stretta sul credito sarebbero principalmente le categorie deboli come gli stranieri immigrati e le famiglie a basso reddito che alimentano in modo particolare la compravendita di bilocali. Ma anche le banche non sfuggirebbero: la nuova normativa prevede, infatti, un appesantimento degli accantonamenti obbligatori non solo sui nuovi prestiti, ma anche su quelli erogati.
Qualcuno poi ha già fatto i conti con le regioni italiane. Le più penalizzate sarebbero Marche, Sardegna, Lombardia e Piemonte i cui livelli di copertura del mutuo sul valore dell’immobile sono comprese tra il 71%, e il 70%, contro una media nazionale del 67%. Oliver Drewes, portavoce del commissario al Mercato interno Charles McCreevy, ha smentito che Bruxelles voglia mettere la briglia ai mutui: che abbia cioè intenzione di imporre loro una nuova soglia massima, limitandoli al 40% del valore dell’immobile (e non all’80% come avviene in Italia) in tutti i 27 Stati della Comunità.
Al momento l’UE parla solo di valutazioni e non di una proposta concreta. Dall’Unione Europea vogliono insomma limitare i rischi per gli istituti e armonizzare le diverse norme, tanto differenti da Paese a Paese. Secondo l’Ebic, il Comitato che raccoglie le federazioni bancarie europee, le norme già esistenti bastano.
Giornalismo alla sbarra - Art.15
Insigne signor Vespa, ma come si permette?
Nemmeno il giornale del padrone , dal quale sultano avete comune dipendenza, riesce piu' oramai ad arginare le sue deliranti affermazioni.
Nemmeno piu' la difesa autodichiarata riesce a limitare i danni che lei ogni giorno crea.
Le richieste enormi e incondizionate che sta proponendo agli organi Rai sono fuori da ogni senno, e le sue parole nei confronti di Enzo Biagi fanno di lei un personaggio che , in tutta sincerita', non merita nemmeno di essere nell'ordine dei giornalisti.
Come puo', illustre Vespa, permettersi di voler solo insinuare che i contratti fatti a Biagi fossero esagerati o quantomeno non rispondenti del metro di valutazione che si sta usando con Lei?
Conosce, per caso, le abissali differenze che separano drasticamente il suo operato da quello di uno dei giornalisti, me lo consenta, piu' meravigliosamente concreti , onesti e competenti che la nostra piccola grande Italia abbia mai avuto la fortuna di avere?
Le allusioni ai contratti di Fabio Fazio e Daria Bignardi sono indebite considerando i pur sempre numeri maggiori fatti da loro rispetto ai suoi, ma ci terrei comunque a ribadirle che la storia scrive i processi di cambiamento di questa nostra era.
Sarebbe quindi utile ricordarLe che il suo programma , Porta a porta o Padrone a Suddito, ha dubbie riuscite a livello di share e audience.
Sara' bene farLe sapere che rendere cosi palese la propria prostrazione al potere, costruendo serate basate sul gossip quando in quei giorni sono appena accaduti importanti avvenimenti riguardo alla vita del Premier e derivati, o ancor meglio dedicando intere serate atomiche con la presenza immancabile del Cavaliere, non le avra' dato di certo lustro e buona reputazione, considerando che il seguito al suo programma e' in declino costante.
Ci terremmo quindi, noi di fratellipolemici e spero tutti coloro che hanno a cuore la memoria di Enzo Biagi, che lei non si permettesse di alzare la voce e mirare a certi personaggi che , mi creda, stanno ben piu' su di Lei nella scala di gradimento, reputazione e fama.
Spero la cosa non la frustri, ma sa, per noi popolo italiano, certe nefande affermazioni vanno combattute!
GIU' LE MANI DA ENZO BIAGI!
Allegato:
Le dichiarazioni di Vespa
Iniziativa di fratellipolemici su Facebook!!!
venerdì 23 ottobre 2009
Pensare Globale, Agire Locale - Art. 12
"art. 4. (apologia del fascismo). Chiunque, fuori del caso preveduto dall'art. 1, pubblicamente esalta esponenti, principii, fatti o metodi del fascismo oppure le finalità antidemocratiche proprie del partito fascista è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a lire 500.000. La pena è aumentata se il fatto è commesso col mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione o di propaganda. La condanna importa la privazione dei diritti indicati nell'art. 28, comma secondo, n. 1, del codice penale per un periodo di cinque anni.
art. 5. (manifestazioni fasciste). Chiunque con parole, gesti o in qualunque altro modo compie pubblicamente manifestazioni usuali al disciolto partito fascista è punito con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a lire cinquantamila."
Mi chiedo se i veronesi si rendano conto di ciò che accade nella città della Scala. Mi domando cosa significa per i veronesi ricordare avvenimenti come il terribile omicidio di Nicola Tommasoli, picchiato ed ucciso perché "diverso", o ricordare le bandiere a croce uncinata o a celtica nella curva dell' H. Verona di qualche anno fa, o ancora il vivere una città dove episodi di semplice quanto burbero razzismo sono all'ordine del giorno. Mi chiedo se sia normale uscire di casa e vedere ragazzi con una maglietta dalla scritta orgogliosa "fascist love", o muri imbrattati di simboli fascisti od inneggianti alla cultura dell'odio razziale. Sono perplesso davanti alle nomine di esponenti di fiamma tricolore (e ex componente del gruppo di estrema destra i "Gesta Bellica") all'istituto veronese per la Storia e la Resistenza (con successive dimissioni) e alla condanna per discriminazione razziale dello stesso sindaco di Verona (senza dimissioni). Sono stupito da uno dispiegamento così numeroso di forze dell'ordine per controllare che due fazioni non si scontrino il giorno 10/10/09, dopo che davanti al Maffei, il 07/10/09 ragazzi di fazioni opposte ("Metropolis" e "Blocco studentesco") hanno ingaggiato una rissa senza tanti complimenti...Sono amareggiato da una cultura, quella della nostra città, che non prova ad andare oltre alle paure, ma al contrario preferisce rintanarsi e farsi scudo dalla diversità...magari richiamandosi a idiozie come quelle del mito della razza superiore...Immagino ci vorrà tempo e sacrificio (culturale) per vivere in una città davvero libera da questi, troppi, pregiudizi e da queste, troppe, azioni violente. Speriamo in bene...
(Il gruppo "Gesta bellica" sarà a Trento domani sera per un concerto che ha già subito pesanti critiche da parte del centro sociale Bruno e da Trento anomala.)
Approfondimenti:
1) http://metropoliscafe.noblogs.org/post/2009/10/07/verona-casa-pound-aggredisce-studente-davanti-al-maffei
2) http://casapoundverona.splinder.com/
3) http://corrieredelveneto.corriere.it/verona/notizie/cronaca/2009/8-ottobre-2009/politici-casapound-rissa-maffei-studenti--1601854387130.shtml
4) http://www.larena.it/stories/Home/97533_gesta_bellica_tensionea_trento_per_il_concertorock_dei_naziskin/
5) http://www.larena.it/stories/Cronaca/93275__botte_fra_studenti_davanti_al_maffei/
6) http://italianimbecilli.blogspot.com/2009/03/lapologia-del-fascismo-e-un-reato-tre.html
7) http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Tappeto-rosso-per-il-naziskin/1693973/6
8) http://rassegna.governo.it/rs_pdf/pdf/HZL/HZLHK.pdf
9) http://www.ladige.it/news/2008_lay_notizia_01.php?id_cat=4&id_news=44179
10) http://www.governo.it/governo/costituzione/principi.html
giovedì 22 ottobre 2009
Meet...mitumba- Art. 10
Succede che stiamo camminando dritti per la nostra strada senza guardare niente e nessuno, qualche volta con un obiettivo preciso(una lezione, un appuntamento..), altre volte solo con una direzione..ma improvvisamente una luce e quel coretto dalla melodiosa ""oooo"attira la nostra attenzione: ecco,proprio in quel negozio laggiù scorgiamo qualcosa che ci serve PROPRIO, di cui DAVVERO non possimo fare a meno, è INDISPENSABILE per la nostra vita dignitosa!!Entriamo in quel negozio e in men che non si dica, quel porta spazzolino a forma di bradipo sdraiato è nostro. Evviva. Non potevamo VERAMENTE rinunciare, mica gli spazzolini possono stare in un comune bicchiere..non si addice.
Credete sia ovunque così?Crediamo possa essere ovunque così?..che lusso sarebbe..
La verità è che, oggi, non vengono più esibiti "oggetti materiali, ma idee incorporate negli oggetti: a essere venduta e comprata non è la materia prima, ma l'idea in questa incorporata che, insieme alla materia prima, è destinata ad esaurirsi nel momento stesso del suo consumo.." (D.De Masi, "Non c'è progresso senza felicità")
Forse dunque si, forse ovunque è così o almeno, ovunque sia necessario comprare un'idea incorporata in un oggetto per essere felici. Ma forse, dico forse, così non arriveremo da nessuna parte. "Qui" si continueranno a comprare indispensabili porta spazzolino fatti a bradipo sdraiato per avere 5min di soddisfazione e "altrove" continueranno a soddisfare il nostro bisogno di 5min di soddisfazione per il nostro "solitario grande così", con la fame.
Forse, dico forse, così non arriveremo da nessuna parte. E forse sarebbe il caso che tutti, e io per prima, iniziassimo a dare alle cose che già possediamo un significato più denso. Come Socrate che si sdraia all'ombra di un platano, vicino a una fonte, si rinfresca i piedi e si sente felice. Ed è ancora Socrate da cui prende spunto Frei Betto per una passeggiata in un centro commerciale in Brasile: "Sto solo osservando quante cose esistono di cui non ho bisogno per essere felice". Ecco cos'è una passeggiata socratica..che mi auguro, ciascuno di noi inizi, passo dopo passo..
P.S.: "Educare significa arricchire le cose di significato" (Dewey)
Filo Diretto con i giovani - art.14
Spesso sentiamo i giornali criticare e giudicare il mondo dei giovani: le nostre uniche reazioni sono argomentazioni, scuse e invettive taciute.
Per dare una voce forte ai giovani bisogna puntare sulla loro unità e coesione: la Regione Veneto, in collaborazione con quelli che sono poi diventati coordinatori di questo progetto nascente, ha dato vita al Forum Giovani.
Questo Forum si propone di essere un punto d’incontro tra i giovani e la Politica; obiettivo che verrà realizzato tramite l’organizzazione di eventi culturali e no. A breve, per esempio, verrà avviato un cineforum, che avrà luogo presso la Gran Guardia.
Inoltre non manca l’attenzione alle differenti iniziative attive sul territorio, come quella dei “ Fratelli Polemici”, con cui abbiamo ora iniziato a collaborare per la pubblicazione di alcuni numeri di questo giornale, dove un articolo vi terrà informati sulle iniziative in progetto. Colgo l’occasione per invitarvi a partecipare al secondo e al terzo degli incontri, organizzati con l’associazione Limes sui temi dell’identità italiana alla luce dei 150 anni dell’Unità Nazionale, temi che hanno buone probabilità di essere oggetto di prova nei prossimi esami di stato.
Un cordiale saluto e un caldo invito alla partecipazione
Il Segretario
Marco Tomasso
mercoledì 21 ottobre 2009
Missione Pianeta Verde - Art. 14
Terzo intervento di Valeria sulla questione Colombiana:
Ad agosto è stato concluso un accordo di cooperazione tra gli Stati Uniti e la Colombia, il quale permette l’utilizzo da parte americana di 5 basi miliari nel territorio colombiano.
Verranno messe a disposizione statunitense in primo luogo le 3 principali basi della Forza Aerea Colombiana, una delle quali si trova a soli
Lo scopo di questo accordo colombo-americano è ufficialmente la lotta ai cartelli della droga, al narcotraffico e alle Forze Armare Rivoluzionarie Colombiane (FARC). Si parla di 40 milioni di dollari versati nelle casse colombiane in cambio dell’utilizzazione delle basi per i prossimi 10 anni, e dell’aumento di soldati americani da 600 attuali a 1400.
L’unico ad essere soddisfatto dall’accordo è però il presidente Uribe, perchè il popolo colombiano protesta, marcia e manisesta dall’annuncio della futura cooperazione con gli Stati Uniti.
Che sia intenzionale o no, la presenza di più militari americani sul suolo colombiano rafforzerà il controllo degli USA sulla Colombia, l’influenza sull’intera regione e, per molti, costituisce solo un pretesto per poter garantire l’espropriazione di immense risorse naturali come il petrolio, l’acqua, i minerali e, soprattutto, per garantire un implemento di leggi che andranno a favorire le imprese americane.
Inoltre, secondo le dichiarazioni di un militare colombiano, l’intenzione sarebbe di trasformare il paese sudamericano in un hub per le operazioni militari americane.
I colombiani comunque non sono gli unici ad essere profondamente insoddisfatti dall’accordo: le tensioni con i paesi vicini infatti continuano a crescere, specialmente con Venezuela ed Ecuador; il presidente Chavez ha dato ordini di rivedere le relazioni diplomatiche con la Colombia ed, inoltre, ha affermato che "questo patto militare inizia a far soffiare venti di guerra" e d'accordo con lui è anche il presidente dell'Equador Correa.
Ecuador e Colombia hanno rapporti tesi dal marzo 2008, quando l’esercito colombiano ha sorpassato il confine senza alcuna autorizzazione per colpire un campo delle FARC, mentre le relazioni con il Venezuela si sono inasprite dopo la scoperta di armamenti di origine svedese in un campo delle FARC, donati dallo stesso esercito venezuelano.
Non solo la presenza americana in Sud America non è generalmente ben vista, ma rischia di intaccare irrimediabilmente i rapporti tra gli stati latinoamericani stessi e la stabilità della del territorio. Solo il Perù si è schierato favorevolmente dalla parte dell’accordo, gli altri stati invece temono una Colombia più sicura e aggressiva.
Il presidente Uribe dal canto suo ritiene l’accordo indispensabile per infliggere duri colpi alla guerriglia e al narcotraffico, oltre a “garantire la continuità nell’era di un più forte Piano Colombia”, riferendosi al patto che ha fornito al governo colombiano più di 6 miliardi di dollari per il rafforzamento politico e militare.
martedì 20 ottobre 2009
Ri-Passaparola - Art.17
Massacrato, perche' giusto.
Ecco il leit-motiv degli ultimi tempi ( e non solo ) della banda Berlusconi, i quali , nell'ultima delle loro campagne di demonizzazione, si sono occupati di Raimondo Mesiano, il giudice che, in sede civile, ha optato per il risarcimento di 750 milioni di euro a favore dell'ingegner De Benedetti e a discapito della societa' Fininvest, che ai tempi dell'inchiesta aveva come Presidente del Cda Silvio Berlusconi.
Come fratellipolemici vi ha mostrato proprio ieri, il "pedinamento" attuato ai danni del giudice ha dei suoi significati, alcuni leggeri, alcuni un po' meno, come ci ricorda Travaglio.
Se la campagna dell'inneggiamento al "calzino turchese" e' apparentemente buffa e sarcastica, l'accezione piu' profonda della protesta nasconde salienti informazioni.
Stanno cercando di rovesciare la realta' dei fatti.
La normalita' di un cittadino nel camminare per strada, fermarsi per accendersi la sigaretta, aspettare il suo turno per andare dal barbiere, sedersi su una panchina viene ribaltata, andando a scorgere il particolare del calzino turchese il quale dovrebbe dimostrare la stranezza e la bizzaria del personaggio.
Ma naturalmente non crediate a tutte queste storie.
L'unica colpa che ha Mesiano e' quella di aver fatto il suo dovere.
Un particolare che di certo sfugge a molti e' che la sentenza in sede civile doveva avere questo esito, poiche' la Corte di Cassazione aveva gia' deliberato per la colpevolezza della Fininvest.
La stessa Corte di Cassazione ha rimandato in sede civile unicamente l'ammontare del risarcimento.
Mesiano, quindi, non si e' inventato nulla, e i frettolosi accostamenti tra le sue dichiarazioni completamente private espresse in un ristorante riguardo la vittoria di Prodi a svantaggio di Berlusconi e le sue decisioni giuridiche non hanno alcun fondamento.
Infatti questo gip si e' unicamente impegnato nel ricostruire in maniera logica e coerente le normali deduzioni di colpevolezza della Fininvest e di corresponsabilita' di Berlusconi, facendo rientrare in sensate constatazioni tutta la vicenda:
“ Berlusconi propose il ricorso per Cassazione chiedendo il proscioglimento con formula piena di merito, ricorso che venne rigettato dalla Corte di Cassazione. Orbene nei confronti di Berlusconi è stata pronunciata sentenza irrevocabile, che ha dichiarato il reato estinto per prescrizione.Il giudice, una volta rilevata la sussistenza di una causa estintiva del reato non può compiere alcun ulteriore accertamento probatorio sulla responsabilità dell’imputato, ma deve senz’altro dichiarare la causa estintiva del reato, a meno che dagli atti già emerga la prova evidente che il fatto non sussiste o che l’imputato non l’ha commesso: in tal caso il giudice è tenuto a pronunciare il proscioglimento del merito. Pertanto, se Berlusconi non è stato prosciolto nel merito della Corte, è perché non vi era l’evidenza dell’innocenza dell’imputato”
I calcoli per arrivare alla somma di 750 milioni sono stati fatti secondo un'attenta analisi delle proiezioni profittuali alle quali De Benedetti sarebbe andato incontro se avesse avuto in mano la Mondadori.
Infine, importante ricordare che le prove nelle sentenze civili non sono, spesso, prove sufficienti nelle sentenze penali.
Motivo per cui Berlusconi se l'e' svignata dal processo penale, usufruendo di una prescrizione con attenuanti generiche ( che ammettere implicitamente una colpa ) , ma non l'ha fatta franca nel processo civile.
Se qualcuno si e' sorpreso che dopo una sentenza di primo grado gia' il Cavaliere debba pagare nell'immediato, ricordi che funziona cosi per legge.
Sembra strano, ma esiste ancora.
Ri-Passaparola.
Immagine tratta da http://image.excite.it e fotomontata da fratellipolemici.
lunedì 19 ottobre 2009
Questioni migranti - art. 9
Sabato 200.000 manifestanti e quasi 500 associazioni si sono riuniti a Roma per dire NO ad ogni razzismo e forma di discriminazione dei migranti nel nostro Paese.
Il 7 ottobre 1989 si è tenuta a Roma la prima manifestazione contro il razzismo e per i diritti dei migranti.
Il 24 agosto dello stesso anno, infatti, a Villa Literno era stato ucciso un rifugiato sudafricano, Jerry Essan Masslo: il primo omicidio di stampo razzista della storia della Repubblica.
A vent'anni di distanza, il razzismo non solo non è stato sconfitto, ma è penetrato nel discorso pubblico e nei linguaggi privati, negli atteggiamenti e nei comportamenti ormai dati per scontati di tanta parte del Paese.
L'intolleranza sta purtroppo diventando un habitus mentale molto diffuso in Italia, e certo non solo quella nei confronti di migranti ma anche di omosessuali, transessuali e in generale di GLBT.
L'intolleranza non viene solo dal basso, ma anche da chi ci governa, che anzi guida e capeggia questo tipo di comportamenti ed atteggiamenti indegni dell'esser umano.
I governanti esacerbano il potenziale conflitto interculturale, senza offrire reali vie di convivenza costruttiva, con misure legislative quali il pacchetto sicurezza, con l'ultima "perla" della Legge 94.
Vedo spesso sorgere, intorno a me, anche modalità impreviste e normali di convivenza serena e sono quelle che più fanno sperare.
Fonti: il Messaggero, Atlantide, il Manifesto.
Approfondimenti: Carta.
Video della settimana precedente (12-18 ottobre)
Descrizione video:
Questo il servizio vergogna mostrato in una recente puntata di Mattino-cinque. Il giudice che ha sentenziato sul nodo Lodo Mondadori viene pedinato da telecamere della televisione del premier.
In segno di ennesima protesta , vi invitiamo a dedicare un vostro status su Facebook con scritto: ANCH'IO HO IL CALZINO TURCHESE!
Sarebbe interessante esibire anche immagini reali di un calzino turchese indossato da voi!
Reagiamo!
Appuntamenti della settimana 19.10.09-25.10.09
Lunedì 19
- "Video della settimana precedente", scelto da Franck
- "Questioni migranti", a cura di Gloria
- "Passaparola" in diretta con Marco Travaglio, ore 14:00
Martedì 20
- "Ri-Passaparola", a cura di Franck
Mercoledì 21
- "Missione Pianeta Verde", a cura di Alain
Giovedì 22
- "Meet...Mitumba", a cura di Linda
- "Filo diretto con i giovani", a cura di ForumGiovaniVr
Venerdì 23
- Doppio appuntamento "Pensare globale, Agire locale", a cura di Alain
Sabato 24
- "Giornalismo alla sbarra", a cura di Franck
- "Servizi bancari e notizie economiche", a cura di Massimo
Domenica 25
- "Il Pianto ed il Riso", a cura di Daniele
- "Appuntamenti della settimana 26.10.09-01.11.09", a cura di Alain
domenica 18 ottobre 2009
Il Pianto ed il Riso – art. 8
L’islamismo senegalese tradizionale trae la sua forza primaria dalla vastissima e capillare diffusione delle confraternite. Le più diffuse e conosciute sono la Tijāniyya, la Murīdiyya, la Qādiriyya e infine, in misura minore, l’Hamalliyya e i Layennes, più propriamente religione sincretica dell’etnia Lébou.
La professione di fede in queste zone coincide, tuttora, con l’adesione ad un ordine mistico o, come spesso accade, con l’iniziazione multipla a più confraternite. Nella tarîqa, via verso la salvezza, cammino verso la purificazione, la figura del marabutto è assolutamente centrale, è la conditio sine qua non per compiere il viaggio nel proprio io, il passaggio dalle qualità spregevoli a quelle encomiabili. L’abbandono di Dio tipico dell’Islam diviene nel sufismo abbandono nel proprio marabutto. L’amore per la propria guida spirituale sconfina in un culto agiografico che trae origine, ed in parte anche le forme, dalla pratica tradizionale del culto degli antenati.
La congregazione sufi non è, però, unicamente volta all’ideale ascetico e mistico, essa riunisce in una forma associata i seguaci del marabutto che viene lentamente investito del potere di organizzazione politica del gruppo. In tutta l’area analizzata l’Islam sufi ha saputo amalgamare con grande recettività e duttilità l’ideologia religiosa tradizionale, favorendo un adattamento plastico della religione musulmana alle esigenze locali. Ne è scaturito un Islam modellato su scala regionale ricco di molteplici modelli culturali, sensibile al pathos religioso locale, persino non alieno da manipolazioni di ordine magico.
Serigne Babacar M'bow è un maestro spirituale Baye Fall, confraternita fondata da Cheikh Ibra Fall discepolo di Amadou Bamba, a sua volta fondatore della Muridya. A causa della relazione che intercorre tra discepolo e maestro è fondamentale capire i cardini del Muridismo per comprendere la via Baye Fall.
La MURIDIYA (il muridismo), insegnato da Cheikh Ahmadou Bamba, è un insieme di pratiche di culto e di regole di condotta (un sufismo) basate sull'amore e l'imitazione del Profeta Muhammad e il cui fine è il perfezionamento spirituale. Il sufismo non costituisce un movimento confessionale come il Sunnismo o lo Sciismo, ma piuttosto uno stile di vita e un insieme di credenze e pratiche di culto che traggono le loro origini dal Profeta .
Il movimento sufi si è diviso in due correnti. Una prima basata sull'interpretazione letterale del Corano, della Sunna e che ha generato Sufi distaccati da qualunque relazione con il mondo terrestre, in uno stato di quasi estraneità i cui adepti sono soprannominati "sciariatici".
L'altra tendenza è detta "mistica" e preconizza un'interpretazione simbolica o allegorica dei testi sacri di cui ricerca il senso esoterico. E' a questa seconda tendenza che appartiene l'insegnamento di Cheikh Ahmadou Bamba.
Per Cheikh Ahmadou Bamba, sarebbe illusorio e anche pericoloso gettarsi nel misticismo senza soddisfare certe condizioni. Bisogna prima di tutto istruirsi nella religione e fare propri i principi islamici di base regolare la propria condotta in base alla Shari'a (prescrizione divina) e la Sunna (insegnamento del Profeta - PSL).
La compagnia di una guida perfettamente valida si avvererà indispensabile per orientare il discepolo, per inculcargli l'etica musulmana, il diritto islamico. Una volta questi principi assimilati, la porta è aperta al misticismo (tassawuf o sufismo).
La mistica di Cheikh Ahmadou Bamba si basa sulla fedeltà scrupolosa alle pratiche di culto, la dirittura morale, la purezza, la devozione (alla società) secondo i dettami puri dell'ortodossia musulmana. Questa sete di spiritualità si traduce con:
una solida istruzione: conoscenza della teologia, dell'esegesi del Corano, delle sentenze del Profeta (PSL) e del diritto islamico
una pratica costante dello zikr (ripetizione dei nomi di ALLAH)
una pratica continua della preghiera surrogatoria.
una mortificazione prolungata (diminuzione della quantità superflua di cibo, del sonno, delle parole...).
Al di là della preoccupazione di formare un ordine religioso (confraternita), Cheikh Ahmadou Bamba si è prima di tutto occupato di ciò che deve essere il musulmano, di ciò che costituisce generalmente la sua vita spirituale, dei doveri che incombono su di lui nelle diverse circostanze della vita.
Se facciamo riferimento agli scritti di Cheikh Ahmadou Bamba, il muridismo costituisce un sistema di elevazione spirituale e sociale del musulmano e il discepolo dello Cheikh (il murid) è il musulmano che "lavora" sulle tre componenti della religione musulmana:
1-L'Iman o la professione di Fede
L'iman, è la fede in ALLAH e nel Profeta Muhammad come ultimo degli inviati, quello che termina il processo della rivelazione monoteista. L'Iman implica quindi l'accettazione dei libri e delle parole di questi Profeti (Torah, salmi
Il discepolo deve anche, accettare il Decreto divino secondo il quale la forza o
2-L'Islam o le pratiche di culto di sottomissione a ALLAH
E' questo elemento che da il nome alla religione musulmana: l'Islam (la sottomissione a ALLAH).
Consiste nella pratica della fede e nell'obbedienza ai precetti dell'Islam.
Comincia con la shadada, la testimonianza dell'islam, formula che costituisce l'identità del musulmano:
“Non esiste altra divinità al di fuori di ALLAH e Muhammad è il suo Inviato”
L'Islam prevede pratiche di culto obbligatorie come la preghiera (salat), il digiuno durante il mese di Ramadan, l'elemosina legale (zakat) e il Pellegrinaggio presso i luoghi santi dell'Islam (La Mecca e Medina) per coloro che possono permetterselo.
La preghiera si svolge cinque volte al giorno e costituisce un richiamo per l'individuo nei confronti dei suoi obblighi di culto. Il digiuno del mese di Ramadan punta, al di là dell'astinenza dal cibo, a rendere l'individuo più umano verso i più bisognosi. L'elemosina legale (zakat) compie ugualmente una funzione sociale e può essere interpretata come una forma di redistribuzione dei redditi. Il Pellegrinaggio alla Mecca, ha come obiettivo l'introspezione, un ritorno su di sé, un inizio di perfezionamento del proprio comportamento e delle pratiche di culto.
3-L'Ihsan o la perfezione spirituale.
Questa ultima fase è la scienza dell'abbellimento degli atti.
Il discepolo, nel suo comportamento e nel suo modo di vivere deve essere in armonia con la religione attraverso un combattimento continuo contro la sua anima carnale per potersi sbarazzare dei propri vizi.
E' la fase più difficile e nel suo compimento il discepolo (taalibé) segue, imita i comportamenti della sua guida (Marabutto). Il discepolo dovrà avere uno spirito critico e di discernimento, soprattutto nella scelta della guida.
Il lavoro su di sé, o jihadul nafsu è l'ascesi rispetto alle passioni e agli appetiti di questo mondo. Cheikh Ahmadou Bamba ci insegna nella sua opera Massalik-ul-Jinaan (Gli Itinerari del Paradiso) che questa ricerca di misticismo si basa sui seguenti pilastri:
-silenzio
-fame
-abbandono delle innovazioni riprovevoli
-pentimento
-veglia
-solitudine
-rettitudine
-e la paura di ALLAH professata interiormente e esteriormente
La fase del perfezionamento spirituale è molto difficile e per evitare al discepolo di cadere nelle trappole di Satana, la compagnia di una guida spirituale (Cheikh) è indispensabile