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domenica 22 novembre 2009

Il Pianto ed il Riso – art. 12

IL DAARA

Proseguiamo la nostra conoscenza di N'dem esplorando la vita quotidiana, i gesti e le parole semplici degli abitanti del Daara, la comunità spirituale Bayefall a cui fa capo Serigne Babacar M'bow.

"L’Islam, nel percorso di elevazione e avvicinamento a Dio, non prevede un

sistematico isolamento di stampo monastico. Il cercatore spirituale può trascorrere

periodi anche lunghi di ritiro ascetico, ma la sua strada tende a un ritorno tra gli

uomini per mettere al loro servizio i propri tesori. La pace del cuore è una perla

nascosta sotto la serena efficienza, custodita dalla pazienza, dal controllo delle

emozioni, da una visione delle cose, degli esseri e dell’universo conforme al grande

quadro della Rivelazione.

A Ndem, dove questa serena operosità è tangibile, senti il nome di Dio glorificato

nel vivo di laboratori in cui batte il martello, sotto pergolati dove le donne

immergono tessuti nelle tinture e altri mourid tagliano, modellano e azionano telai

artigianali con movimenti che si ripetono come devozioni fatte di carne, muscoli e

nervi.

All’interno della daara, lo “spazio consacrato a Dio”, la dimora della famiglia di

Serigne con annessi nuclei abitativi per discepoli e ospiti, ci sono recinti dove si

allevano montoni, capre, anatre, pollame, pavoni, asini, cavalli. La sabbia è

costantemente spazzata come in un salotto all’aperto, le aiuole accudite, la natura

rispettata come è giusto che sia. Accanto alle macchie di cespugli più bassi crescono

limoni, acacie, eucalipti. Si è creata una specie di oasi in mezzo alla pianura gialla di

sabbia e di stoppie. Un pozzo attinge acqua buona e potabile a circa ottanta metri di

profondità. Per l’armonia generale, Serigne B. invita a costruire case di un solo piano.

Dove si è potuto installarli, ci sono pannelli solari.

La sera, gruppi di bambini e adolescenti intonano regolarmente le Khassida, i

poemi mistici di Cheikh Ahmadou Bamba. Il rituale segreto della confraternita Baye

Fall consiste in uno dhikr, ricordo o menzione del Nome di Dio, che si pratica in

gruppo, componendo un cerchio rotante e intonando la formula sacra fino

all’abbandono dell’identità personale nella glorificazione dell’Altissimo, per ore e ore

e per un tempo che specie la notte perde la sua scansione usuale sconfinando nella

mistica adorazione.

Capita di incontrare a Ndem rinomati teatranti europei, cooperanti di varia

nazionalità, agronomi che mettono a punto progetti pilota, curiosi amici di amici: una

convivenza di esperienze diverse, musulmani e non, cattolici, uomini di fede e laici,

un popolo vario unito da un codice non detto ma limpidamente osservato, una regola

di rispetto e attenzioni reciproche. Non c’è bisogno di difendere un’identità specifica.

Ciò che vale si protegge da sé. Il mourid o baye fall si rimette all’Eterno, consacra il

proprio operato al Creatore inserendosi nel quadro di un’Opera cui partecipa nella

misura fissata dal proprio destino.

A Ndem si impara che Islam significa abbandonarsi (aslama) a Dio nella pace

(salam), e che jihad, nel suo senso autentico e depurato da vizi propagandistici,

significa sforzo verso la liberazione dall’ego, dalle pulsioni individualistiche che

precipitano l’essere umano nell’inestricabile disordine materiale.

L’estremo rispetto e i frequenti ossequi che i membri della comunità manifestano

nei confronti della loro guida non è sottomissione a un’autorità umana, e neppure

divinizzazione di un semplice essere umano. L’atteggiamento di sommesso riguardo

rivolto a Serigne Babacar esprime gratitudine per un influsso concreto e benevolo,

una presenza efficace che è al tempo stesso una porta allegorica, un essere fraterno

che facilita l’accesso all’universo spirituale e quindi il contatto con l’Essere Supremo.

La grazia di chiunque porti la pace è una realtà luminosa. Comunica nel silenzio.

Anche il critico peggiore o il migliore avvocato del diavolo ne avvertirebbero

l’influenza. " Vincenzo Oreggia

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