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martedì 18 agosto 2009
Ri-Passaparola - Art.8
Caso Unipol. Nell'ultimo Passaparola estivo di Marco Travaglio, quest'ultimo finisce la lunga esposizione dei processi che partiranno o ripartiranno nell'autunno prossimo.
La situazione, rispetto alle udienze preliminari durate diverso tempo, si è leggermente mutata, soprattutto a livello di effettivi imputati.
Infatti tredici figure sono state prosciolte, e sono "Credit Swisse Fest Boston, la banca giapponese Nomura, le cooperative Talea, Estense, Nova e Adriatica con i loro dirigenti, il finanziere bresciano Emilio Gnutti, il costruttore Marcellino Gavio e l’immobiliarista Alvaro Pascotto".
Tutti gli altri rimangono nel processo, ma devono essere fatte debite separazioni.
Intanto tra i rimanenti non prosciolti troviamo nomi noti come "Giovanni Consorte, già Presidente dell’Unipol, rimane l’ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, il suo capo della vigilanza Francesco Frasca, il braccio destro di Consorte e braccio sinistro, ossia Sacchetti e Cimbri, banchieri italiani del BPV Zonin e Ivo Gronchi, il banchiere della BPR Leoni, il banchiere della Carige Berneschi e poi Giampiero Fiorani, che ha già chiesto di patteggiare la pena anche in questo processo".
Assieme a loro si aggiungono i famosi "furbetti del quarterino", ossia Ricucci, Coppola e Vito Bonsignore, oggi europarlamentare con la Casa delle Libertà.
A questo subentrano i nomi politici, Come Piero Fassino, nel 2005 segretario del Partito Democratico, Massimo D'Alema, grande esponente del medesimo partito ed il suo fido braccio destro Nicola Latorre.
La situazione per i tre, per vari motivi che Travaglio spiega e che io spiegherò a mia volta, sembra del tutto rassicurante, ma solo per questioni legali, non di certo morali.
Per quanto riguarda Fassino, la sua responsabilità nella scalata Unipol è ritenuta del tutto marginale, in quanto sarebbe venuto a conoscenza dell'acquisizione a posteriori dall'annuncio sul mercato, motivo per il quale l'insider trading non può valere per lui.
Sarebbe potuto valere invece per quanto riguarda D'Alema e Latorre, poichè secondo la Procura di Milano le informazioni date a questi due signori da Consorte risalgono a periodi dove ancora nulla era stato dichiarato al mercato, e quindi con l'accusa valida di insider trading.
Ci si chiede, però, perchè i due politici in questione non siano effettivamente inseriti tra i possibili rei di insider trading?
Motivo semplice, Clementina Forleo, scalzata poi per ovvi motivi, aveva chiesto l'autorizzazione al Parlamento italiano di poter disporre delle famose telefonate intercettate tra il duo D'Alema/Latorre e Consorte. Autorizzazione naturalmente negata. Tolta la Forleo, è intervenuto un secondo Gip, il quale ha nuovamente chiesto l'autorizzazione. D'Alema si è difeso sostenendo che ai tempi dei fatti lui era europarlamentare, dovendo quindi rivolgersi al Parlamento Europeo per l'autorizzazione. Fatta quest'ultima, e naturalmente per l'ennesima volta rifiutata in un inciucio tutto italiano, il Massimone nazionale si è sostanzialmente posto fuori da qualsiasi responsabilità legale.
Rimane però, forte più che mai, uno smacco sulla sua carriera e un grande dubbio sulla sua persona.
Ri-Passaparola.
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