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giovedì 16 dicembre 2010

Ma i veri politici dove sono?

Nella nave ideologica, ancor prima che politica, che affonda sotto i colpi delle ipocrisie etico-morali di non pochi esponenti del Palazzo, le domande da farsi non sono : " Chi arriverà dopo?"; " Berlusconi rimarrà o verrà sfiduciato? "; " Elezioni anticipate? " , bensi bisognerebbe forse porsi l'interrogativo del percorso che sta affanosamente percorrendo la politica italiana e comprendere le sue cause.
In Italia non c'è politica. In Italia esistono soltanto palazzinari qualunque, uomini che arrivano dal mondo dell'economia e della giustizia a fare politica.
Il grosso guaio della politica è quello di essere un po' come il calcio. Ne parlano tutti, si sentono tutti sommi intenditori, ma pochi ne studiano i reali processi e ne sanno realmente analizzare le dinamiche.
E allora la domanda dovrebbe essere: " Perché stupirsi di una deriva sociale cosi grave se i veri esperti politici non stanno dove dovrebbero stare?" , e ancora : " Perché stupirsi che uomini che non c'entrano nulla con la politica si facciano allegramente gli affari loro e abbiano davvero poco interesse verso il bene comune? "
Credeva forse Platone che potessero diventare tutti filosofi? Niente affatto.
Credeva ve ne fossero pochi in grado di esserlo e questa minoranza doveva portare il proprio sapere a favore di una moltitudine ancora stolta.
In parole meno anacronistiche e più attuali si potrebbe affermare che dovrebbero essere esperti politici a proporre gli itinerari sui quali marciare per il miglioramento del paese, e non viscidi uomini d'affari che non pensano ad altro che al profumo dei soldi.
Ma oltre alle capacità meramente tecniche , non vi è un profondo problema etico-morale?
Non vi è forse , in mezzo a tutto questo teatro tragicamente scadente, l'esigenza di pensare che si debba essere attenti soprattutto al bene comune?
E , di conseguenza, non sarebbe utile cercare ,ancor prima della giustizia , delle valide motivazioni etico-morali per inserire chicchessia nel gioco politico?
La legge ha il potere unico ed esclusivo di sanzionare in modo giuridicamente rilevante le persone che compongono le relazioni sociali.
Ma , fuori da questo contesto normativo e giuridico, non c'è forse la necessità di dare delle valutazioni morali alle persone?
Se partissimo dall'assunto appena esposto, si ha il diritto di indignarsi per la classe politica pietosamente fiorita sotto i campi putridi della menzogna e del losco compromesso?
E si ha, tra l'altro, il dovere morale di ribellarsi per ottenere una "pulizia" che dovrebbe essere dettata dal senso dello Stato e il senso del bene comune?
Ci sono momenti in cui manifestare il proprio dissenso non è più un semplice diritto dell'uomo, ma deve diventare un dovere che cresce interiormente per poi eruttare con forza e con passione.
In definitiva, ciò che volevo esporre in questo articolo era che esistono due ordini di problemi:
1) Non ci sono tecnicamente le persone che dovrebbero presiedere le cariche politiche. La facoltà di Scienze Politiche in Italia viene considerata una facoltà da Scienza delle merendine e i suoi laureati sono sia disoccupati sia in giro per il mondo a fare tutt'altro.
2) Dovrebbe esistere un senso di moralità ed eticità che imponesse a chi fa politica di agire in modo giusto e per il bene comune. E qualora non lo faccia, diventa DOVERE morale ed etico del cittadino esprimere tutta la sua frustrazione e il suo rifiuto di una politica priva di ideali e piena di menzogne e ipocrisie.

Il sistema politico funziona se garantisce il confronto equo e paritario delle idee contrapposte .
Il sistema politico non funziona se ciò suddetto non viene garantito.
Non è quindi propriamente un problema di avere o non avere idee da proporre, è un problema che arriva prima, e cioè la questione di avere la possibilità reale e concreta di poter proporre ciò che si vuole, senza per forza cadere in facili dibattiti da bar.

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